Crolla la produzione delle nocciole, male anche le castagne: l'autunno senza frutti della Tuscia

Crolla la produzione delle nocciole, male anche le castagne: l'autunno senza frutti della Tuscia
di Luca Telli
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Giovedì 14 Ottobre 2021, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 16:36

L’autunno è senza frutti. Crolla il mercato delle nocciole, in difficoltà quello delle castagne; previsioni negative anche per la raccolta dei kiwi con un calo stimato della produzione non inferiore al 20%. Parla di «catastrofe», Piero Brama Presidente Cpn (Cooperativa produttori nocciole) e di «effetti non quantificabili nel medio periodo per aziende e occupazione». 

Per le nocciole il crollo è senza precedenti «a memoria – continua Brama – non esiste un momento ugualmente difficile».  Nella Tuscia il calo medio è infatti di circa l’80%: «fredda statistica – aggiunge Brama – che non tiene conto di aree in cui la raccolta non è mai iniziata per mancanza di prodotto». 

Per spiegare cosa significhi per il viterbese un azzeramento della resa basta dare uno sguardo ai settori che giocano il ruolo di motrice nell’economia provinciale. Spiega Brama: «Le nocciole sono la seconda fonte di reddito territoriale dopo il polo ceramico di Civita Castellana. Decine di imprese e centinaia di impiegati».
 Uno tsunami per occupazione e imprenditori per evitare il tracollo dei quali si sta muovendo la Regione. «Proprio in questi giorni stiamo preparando la documentazione da spedire a Roma che denuncia lo stato attuale – aggiunge Brama -, ma sappiamo che qualsiasi intervento sarà un palliativo». 

Più che per mancanze da parte della giunta Zingaretti, per l’impossibilità oggettiva di coprire i danni: «Quello che la Regione può mettere sul piatto non sarà sufficiente, di questo siamo consapevoli». A determinare la situazione attuale l’inclemenza del meteo e il susseguirsi di eventi negativi che, prima delle nocciole, hanno colpito duramente il settore vincolo dove si registra un calo del 30% con picchi di metà del raccolto compromesso nell’area Teverina, stremata nonostante le caratteristiche organolettiche del terreno argilloso offrano una sorta di scudo contro le intemperie. 

«Le gelate di aprile avevano dato un primo colpo alla produzione – conclude Brama -, quindi c’è stata la siccità infine, a completare il quadro, ci ha pensato un vento anomalo nelle ultime settimane che ha fatto cadere anzitempo il frutto non ancora maturo». Se i produttori di nocciole piangono, quelli di castagne non ridono con la zona cimina spaccata in due macroaree in cui l’altitudine ha giocato un ruolo decisivo. 

«Si è verificata la situazione opposta rispetto a un anno fa – spiega Giuliano Filippi, Orfrutticola Filippi di Canepina -  e sopra una certa altezza la produzione è discreta. Molto scarsa invece intorno ai paesi».
 Responsabile la differente reazione delle piante alle gelate primaverili e alla siccità dei mesi successivi, con un microclima migliore che si è venuto a creare nelle zone più alte dove, nonostante previsioni migliori,  la produzione non basterà a salvare la stagione.

«Prodotto scarso e di pezzatura media – conclude Filippi -.

e per dare un’idea di quello che sta succedendo basta il parallelo con il 2020 dell’area di Vallerano. Se lo scorso anno un castagneto di medie dimensioni era in grado di produrre 100 quintali, ora non supera i 20».

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