Costringono ventenne a prostituirsi e la tengono chiusa in casa, 4 arresti

Carabinieri
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Martedì 16 Marzo 2021, 09:50

Costringono ventenne a prostituirsi e la tengono chiusa in casa, 4 arresti per sfruttamento e riduzione in schiavitù.

Nella giornata di ieri i carabinieri del Nucleo investigativo di Viterbo, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Roma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Roma nei confronti di quattro stranieri, indiziati, a vario titolo, dei delitti di riduzione in schiavitù, tentata alienazione di schiavi, tentata estorsione aggravata, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, cessione di sostanze stupefacenti.

In manette T.D. quarantaquattrenne, di origini rumene, rintracciata a Catania; K.G. quarantenne, di origini albanese, rintracciato a Roma; K.E. ventisettenne, di origini albanese, rintracciato a Roma e M.B. ventenne, di origine albanese, rintracciato a Roma.

Assieme a loro è stata inoltre arrestata S.V.A., ventunenne di origine romena, compagna del ventisettenne albanese, che durante la perquisizione concomitante all’arresto del compagno è stata sorpresa in possesso di 50 grammi di cocaina suddivisa in 9 dosi, nascoste all’interno di un suo zainetto.

Le indagini sono state avviate nell’estate del 2019, quando una donna di origini rumene si è presentata nella stazione carabinieri di Tuscania, denunciando la scomparsa della figlia ventenne, della quale non aveva notizie da diverso tempo.

Poco dopo raccontò agli investigatori che aveva saputo che la figlia era stata portata dal fidanzato prima in Inghilterra e poi in Romania, daqui in Italia, dove sarebbe stata avviata alla prostituzione nella zona nord-est della capitale. 

La Dda di Roma, quindi, ha delegato le indagini al Nucleo investigativo di Viterbo che, attraverso complesse attività, anche con l’attivazione di canali di cooperazione internazionale delle forze di polizia, ha accertato che la giovane della quale era stata denunciata la scomparsa, una volta condotta in Italia, era stata letteralmente venduta dal fidanzato, per la somma di 10.000 euro, ad una donna (T.D.) anch’ella di origini rumene che, a Roma, gestiva la prostituzione di diverse altre donne straniere.

Per riscattare la somma pagata, la ventenne, peraltro con un leggero deficit cognitivo, era stata costretta a prostituirsi in strada, durante le ore notturne, ogni giorno e sottoposta a continue vessazioni. Sarebbe stata costretta anche ad assumere sostanze stupefacenti prima di essere condotta sul luogo del meretricio. Quando non era costretta ad esercitare tale attività veniva tenuta segregata in casa.

Nel corso delle indagini, inoltre, si è accertato che gli indagati, oltre a quanto detto, gestivano nella Capitale una fiorente attività di spaccio di cocaina, nonostante le limitazioni imposte in relazione dall’emergenza epidemiologica, con oltre cinquanta clienti.

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