Coltellate alla compagna, libero l’ex poliziotto accusato di tentato omicidio

Il Tribunale di Viterbo
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 14 Settembre 2022, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 18:48

Coltellate alla compagna, libero l’ex poliziotto accusato di tentato omicidio. Alberto Aniello è uscito venerdì scorso dal carcere, alla scadenza della misura cautelare che gli era stata applicata più di un anno e mezzo fa. Il 29 gennaio 2021 alle 14,30 in una zona residenziale di Capranica scoppiò una violenta lite domestica tra due conviventi. La donna, 54enne originaria della Polonia parte civile nel processo assistita dall’avvocato Ernestina Portelli, venne colpita con un coltello da cucina per ben 5 volte.

Tre colpi la raggiunsero alla schiena e due al torace. Imputato per tentato omicidio Alberto Aniello ex poliziotto di 58 anni. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe tentato di ammazzare la compagna al termine di una violenta lite domestica. Lite scaturita perché la donna aveva deciso di andarsene e mettere fine alla relazione. Gli investigatori trovarono accanto alla porta una valigia blu già pronta. La stessa donna, ascoltata in aula, disse di essere stata colpita alle spalle mentre tentava di raggiungere la porta: «Ho pensato sto morendo».

Per chiarire se davvero le ferite inferte alla vittima fossero stata potenzialmente mortali il collegio del Tribunale di Viterbo ha nominato due periti, Roberto Bigiotti e Giorgia Ciancolini, per valutare la capacità di intendere e volere dell’imputato e la gravità delle ferite riportate dalla vittima dopo l’accoltellamento.

La doppia perizia si è resa necessaria all’esito delle relazioni presentate dai consulenti di parte.

La prima parte della perizia, quella relativa alla gravità delle ferite, è stata illustrata ieri mattina in aula dalla professionista Giorgia Ciancolini. «La donna non era in pericolo di vita quando è stata soccorsa però alche delle ferite, in astratto, possono essere considerate lesioni mortali». Il punto su cui battono i difensori dell’imputato, avvocati Amedeo Centrone e Federica Ambrogi è che nell’azione non ci sia stata volontà di uccidere. «I colpi - ha affermato la difesa in aula - erano tutti nella parte destra del corpo della vittima, chiaramente non si voleva uccidere».

Stesso concetto è stato sottolineato in aula anche dal consulente della difesa: Le coltellate sono tutte localizzate nella regione dell’emitorace destro - ha affermato il medico legale Walter Patumi -, non hanno intaccato organi vitali. Ritengo quindi che non sia desumibile la volontà di uccidere». Per la perizia psichiatrica invece ci vorrà ancora del tempo. Il professionista ha chiesto ulteriore tempo per valutare l’imputato. Si torna in aula il 6 dicembre.

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