Colpo al portavalori, sfilano i testimoni: «Parlavamo di guai, non di fare rapine»

Aula
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Giovedì 16 Dicembre 2021, 06:25

«Parlavamo sempre dei nostri guai e delle nostre situazioni economiche, ma non vuol dire che poi si facevano rapine». Colpo al portavalori, battute finali per il processo all’ex guardia giurata accusata di rapina.


Nel pomeriggio del primo febbraio 2016, un furgone portavalori della Securpol Group, diretto a Fiumicino, mentre era in procinto di imboccare la rampa di uscita dalla superstrada in località Cinelli, venne affiancato e bloccato da tre uomini armati di pistole e fucili, travisati, a bordo di una Bmw Station Wagon. Sotto la minaccia delle armi e dopo aver sistemato un ordigno, risultato poi finto, intimarono a due guardie di scorta di aprire il mezzo e portarono via un milione e 35mila euro in contanti. Parte civile, assistita dall’avvocato Roberto Alabiso, il conducente del mezzo assaltato. Ieri mattina davanti al collegio hanno parlato i primi tre testimoni della difesa.

Tutti ex colleghi dell’imputato.

«L’ho conosciuto nel 2018 - ha spiegato un quarantenne romano -, inizialmente facevamo tratte diverse, poi dopo il commissariamento della società ci siamo trovati. Avevamo le stesse preoccupazioni e gli stessi problemi economici dopo la separazione. Abbiamo parlato spesso in quel periodo, lui diceva che dovevamo pensare al futuro ma non si riferiva alle rapine, ma al fatto di tornare dalle nostre donne». Versione che sarebbe stata confermata da tutti i colleghi presenti ieri in udienza. Versioni che stonano con quanto affermato dal collega dell’impuntato che ha già patteggiato e da quanto portato alla luce della Procura di Viterbo. Si torna in aula il 23 febbraio per gli ultimi testimoni della difesa.

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