Nato a Vicenza quasi per caso, Rea è romano ma non d’adozione. È romano perché la sua storia in musica nasce a Roma, tra le pareti di casa sua, dove l’incanto per i vecchi vinili di Modugno è più forte, già da piccolissimo, di qualsiasi divertimento: il vero gioco è suonare il piano, il vero incanto è la musica, il vero sogno è la melodia, il vero abbandono è nell’armonia. E la passione diventa studio al Conservatorio di Santa Cecilia, dove si diploma in pianoforte con il massimo dei voti e dove insegna nella cattedra di jazz fino al 2017.
Con Something in our way, sabato al XXX CivitaFestival, i successi delle due band britanniche icone della musica pop e rock dagli anni ’60, si uniscono sul filo delle note del piano di Danilo alla memoria di tutti noi e racchiusi nel disco in piano solo, pubblicato per Warner Music Italy. In “Something in our way”, le differenti vie musicali delle due formazioni convivono, si alternano e si uniscono nelle note di Rea, superando l’eterna dicotomia.
Sabato sera al CivitaFestival, uno show dinamico in cui l’improvvisazione è protagonista, proiettando gli spettatori in un mondo le cui strade sono ancora tutte da scoprire. «Io improvviso sempre durante i concerti, odio avere una scaletta - racconta - Nel live ci saranno le canzoni di Something in our way ma nulla è già deciso: per me un concerto è come un salto in un mondo che ti si apre strada facendo».
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