Addio Civita Castellana, il centro si spopola: meglio i paesi limitrofi

Il Comune
di Ugo Baldi
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Giovedì 29 Aprile 2021, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 15:58

La crisi è arrivata anche all’anagrafe del comune di Civita Castellana.

I dati di quest’ ufficio dicono che la capitale economica della Tuscia perde sempre più abitanti a sfavore dei paesi limitrofi.

Negli ultimi due anni hanno lasciato il centro principale dell’agro falisco 271 residenti, tanto che gli abitanti sono scesi a 15.892, nonostante sia terminato il ritorno a casa degli stranieri e c’è stato l’arrivo di qualche nuovo residente.

I motivi dei trasferimenti sono molteplici e ognuno ha una sua base: c’è chi parla di costo della vita troppo alto, altri di affitti troppo cari, altri ancora hanno descritto la città troppo caotica, non più a misura di uomo e poco attenta ai servizi e la difficoltà ad acquistare un’abitazione ad un prezzo abbordabile.

Quella degli ultimi due anni è stata l’emorragia più consistente degli ultimi dieci che è iniziata nel 2011, quando il secondo centro della provincia contava oltre 17 mila anime. Le scelte hanno premiato Fabrica di Roma e in particolare la frazione di Faleri dove si sono trasferite negli ultimi ventiquattro mesi ben 111 civitonici . A sole due cifre i traslochi nelle altre comunità: 35 hanno scelto Nepi e 33 Corchiano. A seguire, c’è Gallese e Castel Sant’ Elia con 17 e Magliano Sabina 11. Numeri inferiori si sono registrati per Faleria, Monterosi, Orte e Rignano Flaminio che comunque rendono evidente la fuga da Civita Castellana.

« Occorre migliorare l’offerta sulla vivibilità – ha detto con sincerità il sindaco Luca Giampieri – e su questo tema ci stiamo lavorando dall’inizio del mio mandato.

Il nostro obiettivo è quello di far tornare Civita punto un punto riferimento per chi sceglie di viverci. Dobbiamo tornare ad essere il salotto buono della bassa Tuscia e la capitale dei turismo per evitare quella che rischia di passare come defezione»” .

Il termometro è tenuto sotto osservazione dalle agenzia immobiliari. “ Il costo della vita più basso – sottolinea Sandro Anselmi – naturalmente pesa sulla valutazioni e sui costi di gestione nelle decisioni di dove andare a vivere. La gente vuole la tranquillità prima di tutto Ad esempio ho notato che si è fermata anche la richiesta di case nel centro storico a Civita da parte dei romani. Un segnale da non sottovalutare nemmeno questo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Sandro Lazzarini. «“ Da centro nevralgico – fa notare- Civita non è appetibile come servizi. Anche la distribuzione delle aziende sui comuni limitrofi ha fatto la sua parte. I prezzi delle abitazioni sono più elevati e il centro storico è troppo abbandonato. C’è la necessita di applicare una politica di ricostruzione » 

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