La crisi è arrivata anche all’anagrafe del comune di Civita Castellana.
I dati di quest’ ufficio dicono che la capitale economica della Tuscia perde sempre più abitanti a sfavore dei paesi limitrofi.
Negli ultimi due anni hanno lasciato il centro principale dell’agro falisco 271 residenti, tanto che gli abitanti sono scesi a 15.892, nonostante sia terminato il ritorno a casa degli stranieri e c’è stato l’arrivo di qualche nuovo residente.
I motivi dei trasferimenti sono molteplici e ognuno ha una sua base: c’è chi parla di costo della vita troppo alto, altri di affitti troppo cari, altri ancora hanno descritto la città troppo caotica, non più a misura di uomo e poco attenta ai servizi e la difficoltà ad acquistare un’abitazione ad un prezzo abbordabile.
Quella degli ultimi due anni è stata l’emorragia più consistente degli ultimi dieci che è iniziata nel 2011, quando il secondo centro della provincia contava oltre 17 mila anime. Le scelte hanno premiato Fabrica di Roma e in particolare la frazione di Faleri dove si sono trasferite negli ultimi ventiquattro mesi ben 111 civitonici . A sole due cifre i traslochi nelle altre comunità: 35 hanno scelto Nepi e 33 Corchiano. A seguire, c’è Gallese e Castel Sant’ Elia con 17 e Magliano Sabina 11. Numeri inferiori si sono registrati per Faleria, Monterosi, Orte e Rignano Flaminio che comunque rendono evidente la fuga da Civita Castellana.
« Occorre migliorare l’offerta sulla vivibilità – ha detto con sincerità il sindaco Luca Giampieri – e su questo tema ci stiamo lavorando dall’inizio del mio mandato.
Il termometro è tenuto sotto osservazione dalle agenzia immobiliari. “ Il costo della vita più basso – sottolinea Sandro Anselmi – naturalmente pesa sulla valutazioni e sui costi di gestione nelle decisioni di dove andare a vivere. La gente vuole la tranquillità prima di tutto Ad esempio ho notato che si è fermata anche la richiesta di case nel centro storico a Civita da parte dei romani. Un segnale da non sottovalutare nemmeno questo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Sandro Lazzarini. «“ Da centro nevralgico – fa notare- Civita non è appetibile come servizi. Anche la distribuzione delle aziende sui comuni limitrofi ha fatto la sua parte. I prezzi delle abitazioni sono più elevati e il centro storico è troppo abbandonato. C’è la necessita di applicare una politica di ricostruzione »