Distretto della ceramica di Civita Castellana, comincia a pesare il rincaro del prezzo del gas ma l’export vola: +12% nei primi 9 mesi del 2022.
«Dire che è stato un anno difficile è dire poco, certamente nessuno dodici mesi fa pensava a quello che sarebbe successo poi a febbraio. La guerra ha cambiato il nostro modo di vedere le cose, anche se è innanzi tutto una tragedia umanitaria». Stefania Palamides, presidente della sezione ceramica di Unindustria e general manager di Ceramica Tecla, ripercorre l’anno appena trascorso nel distretto.
Con uno sguardo al futuro. «Tra le conseguenze dirette della crisi ucraina, come noto, c’è stato l’aumento del prezzo del gas, essenziale per la nostra produzione, ma i maggiori costi hanno interessato anche le materie prime per la ceramica». Il cui prezzo, spiega ancora, «ha subito aumenti di oltre il 20%: mi riferisco a pallet, imballaggi e altri prodotti che utilizziamo. E il costo delle bollette si sta rendendo insostenibile. Certo, siamo preoccupati».
Per imprese che però sono abituate a lottare per rimanere sui mercati internazionali, qualche spiraglio si intravede. «Il price cap approvato nei giorni scorsi è una notizia che va nella direzione da noi auspicata, ma gli effetti sui costi si vedranno nei prossimi mesi, a patto che l’accordo regga.
La provincia di Viterbo ha fatto meglio della media laziale (-7,7%) e nazionale (-9,1%). Nel 2021 l’export ha registrato una forte crescita, arrivando a 428 milioni di euro (+13% sul 2019), nettamente al di sopra di quella del Lazio (+3%) e della media italiana (+8%)». Per Palamides, guardando ai dati più recenti «relativi ai primi nove mesi del 2022, notiamo appunto il dato sulla ceramica che si conferma il primo settore della provincia - sottolinea - per vocazione internazionale, seguita dai prodotti derivanti da colture permanenti (31 milioni di euro, con un calo del 37% dovuto a diversi fattori legati alla stagionalità), frutta e ortaggi lavorati e conservati (28 milioni, +13%)»