Civita Castellana, bar e ristoranti rialzano le serrande tra mille difficoltà

Civita Castellana, bar e ristoranti rialzano le serrande tra mille difficoltà
di Ugo Baldi
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Sabato 16 Maggio 2020, 16:15
Prudenza e preoccupazione. È il pensiero che circola nella mente dei proprietari degli esercizi pubblici che da lunedì a Civita Castellana torneranno ad alzare le serrande insieme anche ai parrucchieri e altre attività commerciali.
Nella città delle ceramiche si contano, frazioni comprese, trentasette bar (uno ogni 500 abitanti), otto ristoranti, diciotto pizzerie, tre pasticcerie e altrettanti Pub, che dopo due mesi di serrata perché non appartenenti alle, filiere essenziali potranno riprendere a lavorare anche se con tutti gli accorgimenti del caso. Molti hanno dei dubbi se riaprire, altri no, altri ancora invece hanno riacceso le luci per l'asporto da una settimana a questa parte, ma a quanto sembra gli incassi non sono stati brillanti.
Tra loro c'è anche chi teme l'arrivo di regole più rigide per la sicurezza dei clienti rispetto alle linee guida nazionali che, potrebbero generare nuovi ostacoli a una ripresa chi si annuncia già lenta.« Ci aspetta una ripartenza difficile dice Jessica Venturi del bar Mithos per ora con l'asporto sono state solo spese. Sulle norme di sicurezza ancora non abbiamo direttive precise e questo ci preoccupa molto per doverle applicare da subito».
Enrico Meraglia di Dolceamaro l'ha presa con una certa filosofia. «Tra le gente c'è timore ammette di entrare nei bar, noi stiamo facendo del tutto per dare ai nostri clienti la massima tranquillità. E' chiaro che c'è da rimboccarsi le maniche nonostante le incertezze. Il nostro bar 360 gradi invece resta chiuso».
Giulia Antiochia del Nuovo Caffè Colonna:« C'è ancora incertezza su come riaprire dice la giovane barista e anche una leggera preoccupazione su come sarà il futuro. Dobbiamo capire, anche come sarà la risposta dei clienti, anche perché le norme sono molto restrittive e non ci aiuti concreti da parte del Governo».
Danilo Brandi del bar Garden:« Aspettiamo ancora delle direttive precise dice per ora con l'asporto siamo ai livelli minimi. Con la riapertura speriamo in una nuova ripresa anche se le normative sono restringenti e ci penalizzano».

Anche Telemaco Angeletti del ristorante la Giaretta è preoccupato:« Ci aspetta un avvio incerto e c'è paura ammette l'asporto è andato benino, ma per tirare avanti è sempre complicato. Da novanta posti sono sceso a trenta ed è diventata una condizione difficile. Oltretutto è prevedibile una certa freddezza da parte dei clienti. Solo le spese continuano a correre».
Sergio Brunelli ristorante Beccofino, da 40 è sceso a 12 coperti con le nuove norme: «Non riapro il locale -annuncia -: farci iniziare con tutte queste regole non ha senso poiché è antieconomico. I conti vanno fatti anche in cucina se è necessario». 
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