Ieri i rintocchi delle campane nel monastero delle clarisse francescane in via Ferretti per l’ultima volta hanno accompagnato il tramonto ai Civita Castellana.
Nella chiesa del Carmine si è celebrata, nello stesso momento, la messa di saluto alla città celebrata dal vescovo Romano Rossi che di fatto ha chiuso un’epoca. A molti dei presenti è scesa qualche lacrima, nel corso del congedo programmato dalle stesse monache per abbracciare la comunità civitonica. Da oggi le sette suore che custodivano il convento proseguiranno la vita monastica nel silenzio e nella preghiera in provincia di Rieti. Sono risultati inutili, infatti, gli appelli da parte dei fedeli di fermare la decisione sulla chiusura di questo monastero che dopo 486 anni dalla fondazione ha chiuso le porte. C’è rammarico e un pizzico di delusione tra le persone che lo hanno frequentato per non essere riusciti a far proseguire quel legame solido con la città, che con il tempo che si è costruito attraverso l’affetto, il rispetto e la collaborazione.
Insomma lo stesso progetto che era stato bloccato qualche anno addietro, questa volta è andato in porto.
«Con la cessazione del monastero del Carmine ha fine la presenza a Civita Castellana dei grandi ordini religiosi che hanno fatto la storia della nostra città – ha ricordato il professor Enea Cisbani, storico locale – si tratta di una perdita importante sotto il profilo religioso, storico e culturale».
Dello stesso parare il professor Ettore Raccioppa autore di libri sulla storia di Civita: «Il trasferimento delle Clarisse produce un vuoto sia nel rapporto secolare con la storia cittadina, sia negli scambi umani e religiosi con i fedeli, ben vivi an