Cinema Genio, otto anni di abbandono totale: «Non lo vuole nessuno, neanche se ti ammazzi»

Cinema Genio, otto anni di abbandono totale: «Non lo vuole nessuno, neanche se ti ammazzi»
di Massimo Chiaravalli
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Martedì 2 Marzo 2021, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 21:14

I titoli di coda sono passati da un pezzo. Il cinema teatro Genio giace a pezzi, fatiscente e abbandonato ormai da anni. E pure le idee su come rimetterlo in carreggiata scarseggiano. Qualcuno si è fatto avanti, ma appena visto è scappato di corsa. L’assessore Paolo Barbieri brutalizza la sintesi della situazione così: «Non lo vuole nessuno, neanche se ti ammazzi: c’è da spendere troppo».

Eppure una tra le ultime iniziative che aveva ospitato era stata di gran prestigio: la consegna della cittadinanza onoraria al genio – quello artistico – Gigi Proietti, il 30 settembre del 2013. Da lì in poi, la discesa senza fine verso il baratro, fino a diventare il regno di topi e piccioni. La struttura era stata in seguito anche al centro di una lite feroce tra l’amministrazione Michelini e i precedenti gestori, gli imprenditori Paolo e Francesco Ferretti.

Con i successivi inquilini di palazzo dei Priori si era partiti a razzo: il 7 novembre del 2018, poco dopo l’insediamento dunque, tutta la quarta commissione è andata sul posto, verificando de visu uno stabile con le ossa rotte ma anche uscendo con le migliori intenzioni. Richiusi dentro guano, escrementi e spazzatura, si era ipotizzato di pulirlo, si era parlato anche di un progetto da 600 mila euro per rinnovarlo. Da quel momento, buio pesto.

E a conti fatti né Michelini, né Arena sono riusciti nell’impresa di restituire alla città quel cinema teatro che nel 1954 aveva immortalato Marcello Mastroianni e Marina Vlady all’ingresso della sala per la proiezione di “Giorni d’amore”.

Barbieri allarga le braccia. «Noi siamo stati sempre disponibili a darlo anche a qualche associazione – dice - ma bisogna spenderci almeno 7-800 mila euro, se bastano. Vanno rifatti i bagni e messo norma l’impianto elettrico, poi vogliamo parlare dell’impianto di riscaldamento?». Si era fatta avanti appunto un’associazione per prenderlo in comodato d’uso. «Erano persone serie, ma una volta visto hanno frenato. Glielo avremmo concesso per 30, anche 40 anni. Ora vorremmo contattare un paio di enti, ma siamo sempre lì: servono i soldi. E bisognerà rifare anche le sedie».

E’ ipotizzabile una destinazione diversa da quella del cinema? «Sì, ma non lo chiede nessuno. I mini appartamenti non ci si possono fare: è un cubo chiuso senza finestre. Siamo aperti a tutto – conclude - anche a un project financing di privati. Ma oggi chi spende?». Non si può neanche mandare la scritta “The end” sul grande schermo, perché è sfondato pure quello.

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