«Centro storico sporco e poco sicuro». E i commercianti ora chiedono di ridiscutere il 'patto della notte'

«Centro storico sporco e poco sicuro». E i commercianti ora chiedono di ridiscutere il 'patto della notte'
di Luca Telli
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 16:31 - Ultimo aggiornamento: 17:57

«Volevamo questo: una città viva, partecipe, orgogliosa di sé stessa. Volevamo una città diversa e in questi giorni l’abbiamo vista». Soddisfazione e un pizzico di rivalsa nelle parole comparse sulla pagina Facebook della pro loco di Viterbo dopo il successo di Viterbo in Festa che, alla prima edizione, ha incassato commenti negativi (pochissimi) «San Pellegrino in fiore era un’altra cosa», e tanti applausi sostenuti dai numeri delle persone che hanno affollato la città. Un successo figlio: «di tutte le energie belle e positive che, insieme, hanno lavorato in un’unica direzione spinti dall’amore per la nostra città», e che manda un messaggio all’amministrazione comunale: quando manca poco alla campanella che annuncia il primo anno di governo l’impegno speso per riqualificare e rilanciare il centro non è stato abbastanza. 

Una critica, quest’ultima, mossa in primo luogo dai residenti che, tra mail senza risposta e richieste andate a vuoto, lamentano da tempo uno stato di progressivo abbandono e degrado: dalla sporcizia «la situazione è migliorata rispetto a qualche tempo fa ma ancora non basta», alla sicurezza, «c’è un clima di paura crescente», la percezione della quale è ulteriormente scesa dopo gli ultimi fatti di cronache che hanno coinvolto anche attività commerciali, prese di mira dai vandali.

Attività che, in questo ponte del Primo Maggio, hanno registrato un alto numero di turisti e un volume d’affari buono, al netto della diminuzione dei consumi effetto diretto dell’inflazione e del caro vita, e che ora aspettando un segnale dalla giunta Frontini. Nello specifico a chiedere attenzione sono i locali della movida per i quali, venerdì scorso, Confcommercio, Cna, Confesercenti, Confartigianato e Confimprese hanno presentato all’assessore allo sviluppo economico Silvio Franco una serie di proposte per arrivare alla modifica del “Patto per la notte”: accordo datato 2019, di cui si era fatta promotrice l’ex assessore Alessia Mancini, che in modifica al piano del commercio approvato poco prima, aveva portato ad una limitazione della fascia oraria lavorativa sia nei giorni feriali che nel weekend con tante proteste.

«La posizione delle associazioni di categoria negli anni non è cambiata: il patto era stato a suo tempo firmato in quanto unico strumento disponibile, vista l’approvazione del piano del commercio che includeva le limitazioni agli orari di apertura», si legge nel comunicato diffuso dalle associazioni.

Che, nello specifico, chiedono: la rimozione di alcune limitazioni «come ad esempio l’obbligo di consumare all’interno del locale nell’ultima ora di apertura, o il rispetto dei limiti sul rumore sempre nell’ultima ora, già regolati per legge, per rispettare i quali sono stati anche installati dei limitatori di volume». E ancora: «consentire l’apertura dalla domenica al giovedì fino all’1,30, mentre venerdì, sabato, giorni festivi e prefestivi, o in caso di eventi speciali, fino alle 2,30», aprendo alla possibilità di dotarsi di addetti al servizio di controllo e di coinvolgere imprese e comune in iniziative di formazione e sensibilizzazione.

Per le associazioni l’accoglimento di queste proposte è necessario nel piano di rinascita commerciale e non solo del centro storico «la regolamentazione comunale vigente, insieme all’attuale congiuntura economica ed energetica – spiegano -, sta contribuendo in maniera decisiva ai processi di spopolamento residenziale, depauperamento commerciale e degrado del centro storico; ed in generale alla mancanza di attrattiva del Comune nei confronti di fasce eterogenee di popolazione. L’Amministrazione di Viterbo dovrebbe considerare la perdita d’indotto economico (si pensi solo al mercato immobiliare degli affitti) e le ricadute sociali negative che tale “fuga dalla città” sta determinando».

Una visione che cozza con quella dei residenti ai quali le associazioni rispondono in maniera implicita: «È indubbio che il decoro, la sicurezza e la vivibilità del centro storico debbano essere garantite, ma ciò non è in contrasto con lo svolgimento delle attività di pubblico esercizio che anzi rappresentano un presidio di socialità e sicurezza per i cittadini».

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