Centro storico, il caro affitti morde le imprese: «Sempre più difficile andare avanti»

Centro storico, il caro affitti morde le imprese: «Sempre più difficile andare avanti»
3 Minuti di Lettura
Sabato 4 Luglio 2020, 08:29
«Il problema degli affitti in centro lo abbiamo sollevato 3 anni fa. Siamo ancora in tempo per sederci tutti insieme intorno a un tavolo e trovare una soluzione. Ma dobbiamo farlo ora: come in tutte le cose, anche qui c’è una data di scadenza». Fortunato Mannino, segretario provinciale della Cisl va dritto al punto: per evitare il tracollo del settore commerciale serve una terapia d’urto.
 «Idee chiare e non affidarsi al tempo o al caso – precisa Mannino -. Il Covid ha scoperchiato il vaso di Pandora». E tradito, con i fatti, l’idea di un centro storico fuori dalla ventilazione assistita. Per il segretario CISL la politica da tenere segue un doppio filo: da una parte guarda agli sgravi fiscali, dall’altra al potenziamento dei contributi già messi in campo dal Comune per gli importi versati a titolo di TARI, di TOSAP e di imposta di pubblicità, nella speranza che le attività che più soffrono il caro affitti possano rifiatare.
«Si può ipotizzare una detassazione dell’IMU per i proprietari dei locali. Poi incentivi sulla fiscalità, alle giovani imprese che si insediano sul territorio, alle imprese che investono in riqualificazione del proprio negozio», continua Mannino.
 E infine, più a lungo raggio e con un percorso decisamente più tortuoso, una ipotetica calmierazione degli affitti per aiutare alcune tipologie di attività particolarmente esposte e far tornare così a rivivere il centro.
«Ma per realizzare almeno una di queste cose serve un cambio di mentalità – continua Mannino –. È necessaria la presa di coscienza che una città non può reggere se le ruote non girano nella stessa direzione. Se saltano le imprese non andrà bene neppure per i titolari degli immobili, il concetto è questo».
Sbagliato dire che la situazione riguardi esclusivamente il centro storico. Vero che dentro le mura si concentrano le criticità maggiori con il settore abbigliamento, specialmente quello legato alle cerimonie, in caduta libera e nuove chiusure in arrivo prima della fine dell’estate.
«Il fatto è che nessuno vuole investire in centro perché, anche a fronte dell’esborso chiesto dai locatori, non c’è un ritorno adeguato – spiega Alessandro Nobili, responsabile settore commerciale dell'agenzia Reale Immobiliare -. Gli affitti sono gli stessi da 15 anni ed è proprio questo il problema. Se prima c’era un margine adesso è diminuito. Il mercato non è fermo, c’è anzi molto fermento: nei due mesi successivi il lockdown sono partite sette nuove attività ma fuori le mura». Per Nobili, il calo del centro non è solo legato a questioni di affitti, mercato e dei parchi commerciali che spostano il baricentro commerciale altrove.
«Quello che manca, che poi altro non è la criticità che i clienti ci sottopongono, è una disaffezione al centro: non è visto più come il cuore della città». Le ragioni: incuria, mancanza di un piano a lungo termine e, in ultima analisi, servizi inadeguati per la città.
 
 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA