Centri commerciali a Viterbo, primo weekend di chiusura tra polemiche e gallerie deserte

Centri commerciali a Viterbo, primo weekend di chiusura tra polemiche e gallerie deserte
di Luca Telli
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Domenica 8 Novembre 2020, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 17:39

 «Meglio non parlare. C’è poco da dire». Si nasconde dietro la saracinesca del suo negozio nella galleria del centro commerciale Conad Giovanni Riccardo Scuderi. È tirata giù fino al pavimento ma dentro le luci restano accese. Ci sono gli ordini da fare, la merce da sistemare i conti da far quadrare. Ogni tanto bussa qualcuno, la risposta è sempre la stessa: «Ci vediamo lunedì grazie».

 Sulla decisione del governo che con l’ultimo DPCM ha imposto la chiusura dei negozi all’interno dei centri commerciali nel fine settimane, ma non di tabaccherie, farmacie e supermercati che pure possono vendere abbigliamento e tecnologia, non si esprime: storce la bocca e scrolla le spalle.

Come per dire: «Possiamo farci poco, andiamo avanti e cerchiamo di pensare positivo».

E che, soprattutto, finisca il prima possibile. La speranza, per tutti, è tenere aperta la finestra natalizia, ultima flebile fiammella per cercare di salvare un anno da profondo rosso.

 Surreale la realtà nella quale hanno camminato i clienti dell’ipermercato di via Garbini ieri mattina. Parcheggi semivuoti, code all’ingresso, controlli rafforzati e forze dell’ordine al lavoro.

 E poi: store adiacenti alla struttura principale che hanno potuto tenere aperto alimentando polemiche e dubbi su una concorrenza sleale evidenziata, nei giorni successivi il decreto, dal presidente di Confesercenti Vincenzo Peparello.

«È un DPCM con alcune zone d’ombra. Non abbiamo capito se come bar all’interno del centro commerciale possiamo stare aperti o meno, se valgano per noi le regole dell’asporto come chi opera fuori da questo tipo di strutture – spiega un barista -. Abbiamo mandato una lettera al prefetto chiedendo come dobbiamo comportarci. Il mercato? Da due settimane il fatturato è crollato: parliamo di un calo del 50%».

 Non va meglio nell’altro centro commerciale della città, l’Ipercoop Tirreno. Percorsi obbligati, controlli all’accesso principale e sotterraneo, negozi al buio: l’unica appendice esterna al supermercato rimasta aperta, ma comunque all’interno del perimetro, la parafarmacia. Sotto la media l’afflusso durante la mattina, azzerato a pranzo, numeri in rialzo nel pomeriggio, ma atmosfera che resta spettrale.

«Spettrale che forse è il termine che più si avvicina a quello che stiamo vivendo – spiega Giulio Terri, rappresentante dell’ANVA e banchista del mercato del Carmine -. Stiamo precipitando nel silenzio». Ieri, spiega Terri, il punto più basso da quando il mercato è stato spostato.

«Non so se sia colpa del virus o di altro – continua Terri -. Ma spero che almeno ora qualcosa si muova e ci diano la possibilità di tornare in centro, noi ambulanti stiamo affrontando una doppia emergenza: se non vogliono ascoltarci almeno che provino a capirci».

Secondo Terri, come per le associazioni di categoria, il ritorno al Sacrario potrebbe essere un nuovo stimolo per il centro. Anzi, fondamentale con le fibrillazioni causate dalla pandemia.

Il primo fine settimana da zona gialla infatti non si è aperto sotto i migliori auspici all’interno delle mura, confermando quanto già visto nei giorni passati e commentato dalla rappresentante di Viterbo capitale Medievale Alessandro Di Marco: «Il fatturato è crollato. Andare avanti così diventa sempre più difficile».

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