C'è un silenzio terribile, che è il silenzio d'omertà. Questo invece è un silenzio bellissimo, che quasi si può toccare: è il silenzio di centinaia di viterbesi – giovani e vecchi, famiglie coi bambini, ragazzotti che non erano ancora nati in quella maledetta primavera-estate del 1992 – che sfilano per via Marconi. E che poi salgono su e passano tra le vetrine dei negozi chiusi e ancora fino a piazza del Comune, e dentro le stradine strette del quartiere monumentale fino a piazza San Lorenzo. “Paolo vive”, c'è scritto sullo striscione che apre questo corteo silenzioso e infuocato da centinaia di fiaccole.
E Paolo è Paolo Borsellino, il magistrato siciliano ucciso oggi, venticinque anni fa. I bambini tengono la scritta, e dietro ci sono i sindaci con le fasce tricolori e dietro ancora la gente comune. Poi, i ragazzi della comunità Mondo Nuovo, con un altro striscione che ritrae Borsellino insieme al fratello di toga e di battaglie, Giovanni Falcone: “Le loro idee camminano ancora sulle nostre gambe”, dove quell'”ancora” forse è pure pleonastico.
E pensare che a Viterbo ci sarebbe pure una via dedicata ai due giudici, è quella del tribunale, al Riello. In mattinata, una mano anonima aveva appeso una bandiera tricolore al palo della targa della strada. Perché finché si ricorda si rispetta.
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