Ha premuto il grilletto prima contro la moglie e poi ha puntato il fucile da caccia contro si sé. Dramma ieri sera in un piccolo borgo del viterbese. Il 65enne Ciriaco Pigliaru, origini sarde, ha ucciso la moglie Anna con un colpo di arma a canna lunga e poi si è tolto la vita con lo stesso fucile, davanti a una delle figlie. E' accaduto poco dopo le 20 a Castel Sant'Elia, un paesino a pochi chilometri da Nepi.
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Uccide la moglie a fucilate e poi si toglie la vita
Secondo una prima ricostruzione, l'uomo ha aspettato in un angolo del giardino che la donna e la figlia rientrassero nella casa che si trova in aperta campagna, in cui lui non viveva da giugno, e sbucando nel buio ha sparato a distanza ravvicinata.
Paese sotto choc
Sotto shock l'intero paese dove la coppia con le due figlie vivevano da tempo. «Un dramma che ci coinvolge: la morte improvvisa dei coniugi, Ciriaco e Anna, qualcosa di tragico per tutta la nostra comunità» ha scritto su Facebook Vincenzo Girolami, sindaco di Castel Sant'Elia. «Le parole sono strette, soprattutto nei momenti come questi - ha aggiunto il sindaco -. Esprimiamo il nostro cordoglio alle figlie, Valentina e Valeria, e a tutti gli altri familiari». Ciriaco Pigliaru era arrivato a Castel Sant'Elia da bambino e, insieme al padre e al fratello, aveva messo in piedi un'azienda agricola. Poi l'incontro con Anna, il matrimonio e la nascita delle due figlie. Pochi anni fa la decisione di aprire una tabaccheria per iniziare una nuova vita.
Scia di sangue
E quello di ieri sera è solo l'ultimo di una serie di femminicidi avvenuti negli ultimi mesi in Italia. Una lunga scia di sangue e violenza. Un crimine «odioso», una «vera e propria piaga sociale», con numeri «incredibili e drammatici nei soli mesi di agosto e settembre di quest'anno: 11 donne uccise, 8 per mano del coniuge o comunque di persona legata alla vittima da una relazione affettiva». ha detto solo due giorni fa il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese nel corso di un convegno alla Camera. In quell'occasione Lamorgese ha sostenuto la necessità di «ripensare le misure di prevenzione, con l'estensione mirata dell'arresto obbligatorio in flagranza, l'introduzione di una specifica disciplina sul fermo dell'indiziato, mentre la tutela delle vittime potrebbe avvalersi di un indennizzo più sostanzioso da attribuire». Dal primo gennaio di quest'anno al 19 settembre - indicano i dati del report settimanale del Dipartimento della Pubblica sicurezza - sono stati registrati 206 omicidi, con 86 vittime donne (+1 rispetto allo stesso periodo del 2020), di cui 73 uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, 52 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Nel 2020 gli omicidi volontari ai danni di donne sono stati 116, cinque in più rispetto al 2019.
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