«In questo periodo abbiamo contattato e siamo stati contattati da molte imprese sul tema del caro bollette. E' un problema serio, che sta creando difficoltà in diversi settori - spiega la segretaria di Cna Viterbo, Luigia Melaragni - dai forni, alle falegnamerie, ai centri estetici, ai ristoranti, ma non solo. Questa situazione rischia di annullare la ripresa economica». E, di più, di lasciare sul campo centinaia di aziende nella Tuscia.
Una potenziale strage di imprese, con una portata che può aprire voragini nel tessuto sociale ed economico della provincia, responsabile della quale non è solo la crisi energetica. Spiega ancora Melaragni: «All'impennata di luce e gas si va ad aggiungere a un'altra, allo stesso modo, drammatica: quella della materie prime».
L'unico agente in grado di alzare un argine ed evitare il tracollo è il Governo: «Uscire solo con le proprie da queste difficoltà non è sempre possibile: alcune imprese rischiano di pagare un prezzo salatissimo - continua Melaragani - perché servono interventi strutturali e riforme a cominciare da quella sempre più impellente sulle bollette». Le prossime misure contro gli aumenti dovrebbero essere licenziate a giorni, un intervento di importo non ancora precisato (dipenderà dalle risorse) che dovrebbe aggirarsi comunque intorno ai 7 miliardi.
«Fondi non sufficienti - spiega il presidente di Confesercenti, Vincenzo Peparello - all'interno di una partita in cui il tempo corre sempre più veloce.
«I conti sono semplici da fare, il centro studi di Confesercenti ha messo in luce un aumento sull'energia elettrica tra il 45 e il 53%. Significa che una bolletta da 1.500 euro è aumenta di 750». Spese in crescita a fronte di un calo degli incassi, «perché non solo gli imprenditori sono in difficoltà ma anche i cittadini conclude Peparello - e l'inflazione e il caro bollette potrebbero ridurre, già dai prossimi mesi, la capacità di spesa delle famiglie schiacciate dal peso dell'emergenza sanitaria. Così da costringere le attività commerciali alla definitiva chiusura».