«Faticava a respirare, ho chiamato l'elicottero». Così l'operatrice sanitaria che assisteva alla partita ha salvato il calciatore Dabo

«Faticava a respirare, ho chiamato l'elicottero». Così l'operatrice sanitaria che assisteva alla partita ha salvato il calciatore Dabo
di Marco Gobattoni
3 Minuti di Lettura
Martedì 14 Marzo 2023, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 17:15

La paura, la freddezza nell’intervento dettata da un’esperienza trentennale e il sollievo. Tutti questi stati d’animo hanno attraversato in poche ore Roberta Silveri, operatrice sanitaria in forza all’Ares 118 del quale è coordinatrice per la zona Roma Nord. Silveri, residente a Corchiano, domenica scorsa è stata decisiva per salvare la vita al calciatore del Carbognano Momo Dabo, rimasto incosciente a terra dopo uno scontro di gioco nel derby del campionato di Promozione contro la Sorianese.

Nel Carbognano gioca il figlio di Roberta il classe 2003 Federico Meconi che, inconsapevolmente, ha contribuito ad evitare guai peggiori ad un compagno di squadra al quale è molto legato. «Abbiamo avuto tutti paura ma per fortuna la vicenda si è chiusa bene anche se ci siamo presi un bello spavento», il commento a caldo dell’angelo custode di Dabo. Come detto, da oltre trent’anni Roberta lavora come operatrice presso l’Azienda sanitaria Ares 118, dal quale dipendono la maggior parte degli interventi urgenti su tutto il territorio regionale sia via terra con le ambulanze, nonchè in cielo attraverso l’elisoccorso. E proprio quest’ultimo è stato chiamato in causa in occasione dell’infortunio occorso a Dabo, che dopo aver passato una notte in osservazione presso l’ospedale di Belcolle è stato dimesso con sette giorni di prognosi a causa di uno pneumotorace.

«Stavo in tribuna a vedere la partita di mio figlio – ripercorre quei momenti a tratti drammatici Silveri – dopo uno scontro di gioco Momo come lo chiamiamo tutti affettuosamente è rimasto giù, restandoci anche dopo il fischio finale della partita.

Ho capito subito che qualcosa non andava e mi sono precipitata in campo presentandomi come operatore sanitario d’emergenza visto che nonostante mio figlio giochi a Carbognano non tutti mi conoscono». Il resto è cronaca recente. «Il ragazzo faceva fatica a respirare e aveva una saturazione bassissima. L’ho chiamato più volte e alla fine ha riaperto gli occhi ma riusciva a respirare stando piegato soltanto su un lato. In campo è stata preziosa anche la presenza dell’ambulanza del posto, ma vista la delicatezza del momento ho preferito chiedere l’intervento dell’elicottero». Che una volta giunto sul campo di Carbognano ha preso in consegna il calciatore trasferendolo a Belcolle.

«Le ore successive sono state di apprensione. Mi aggiornava una collega che lavora in Pronto soccorso ma per fortuna è andato tutto bene anche se lo pneumotorace è una patologia che va monitorata attentamente». Ma forse la storia che lega Dabo e Roberta si può raccontare partendo da prima della grande paura. «Per uno scherzo del destino ho ospitato nella mia casa nei due giorni antecedenti la partita alcuni compagni di mio figlio tra i quali c’era proprio Dabo. Loro si allenano il venerdì e il sabato con la rifinitura e per non fargli fare troppe volte la strada verso casa spesso li ospitiamo. Mio figlio quando mi ha visto entrare in campo si è spaventato ma sa che il lavoro che amo serve per aiutare gli altri».

© RIPRODUZIONE RISERVATA