Più che il mare dei viterbesi, il Bullicame assomiglia sempre più a un deserto. Ieri, 14 luglio, la vasca più piccola era mezza agonizzante, alimentata da quello che sembrava un rigagnolo d’acqua. Pare fosse stata svuotata la sera precedente e poi ripulita. La vasca grande, invece, appariva come un cratere. All’asciutto o quasi: i sedili che solitamente dovrebbero stare immersi, sembravano un blocco di cemento al sole. Affisso lì vicino, c’è ancora il cartello con l’ordinanza emessa un anno fa che evidentemente si prende gioco del visitatore: “Regole generali per il contenimento della diffusione del Covid 19 alle aree termali di competenza comunale a libero accesso: numero massimo di bagnanti 35”.
Da alcuni giorni sul web cittadini viterbesi segnalano che la portata dell’acqua, o almeno quella che alimenta le pozze, sarebbe diminuita.
Tra la callara e la vasca piccola, lungo la canalina, ci trovate anche un tubo di plastica – del tipo discendente – messo per orizzontale. La sua funzione è quella di catturare il leggero flusso che altrimenti rischierebbe di perdersi nel terreno e dargli la spinta minima per proseguire fino a destinazione. Una situazione in cui risaltano ancora di più tutte le altre criticità dell’area. Ossia, l’assenza totale di servizi. L’estate non ha portato nessun miglioramento da questo punto di vista. Dei lavori “a bassissimo impatto ambientale” più volte annunciati dalla passata amministrazione - panchine, spogliatoi, bagni - ad oggi neanche l’ombra.
“Aspettiamo di vedere cosa farà il nuovo sindaco”, ha dichiarato un pensionato viterbese tra i più affezionati al luogo: “Dipende tutto dall’acqua. Senza quella, qui non potrà mai cambiare niente”. “Non si sente più neanche l’odore forte dello zolfo, come una volta”, hanno rimarcato marito e moglie anche loro di una certa età mentre riempivano con l’acqua termale una piccola tanica di plastica da portare a casa.
Ieri al Bullicame c’era anche una coppia di turisti di Bolzano. “Questo posto è una sorpresa”, hanno detto nonostante tutto. L’uomo teneva tra le mani la guida Touring del Lazio. “Forse un po’ come in altre parti d’Italia servirebbe maggiore cura”.