Bonucci fa 100 in Nazionale: il romanzo azzurro del calciatore viterbese

Bonucci fa 100 presenze in Nazionale
di Marco Gobattoni
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Sabato 27 Marzo 2021, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 15:12

«Ancora ricordo le lacrime di mio padre al telefono quando gli annunciai la prima convocazione in Nazionale: lì ho capito di essere diventato un calciatore». Sono passati oltre dieci anni dalla prima volta, ma il romanzo azzurro di Leonardo Bonucci ha scritto e scriverà pagine che vanno oltre il tempo.

Contro l’Irlanda del Nord, il calciatore nato e cresciuto a Viterbo, ha toccato la soglia magica delle cento presenze con la maglia della Nazionale italiana. Un traguardo che proietta nella storia, tra quei mostri sacri che hanno segnato l’epopea di una Nazionale che ha vinto quattro titoli mondiali. Con la presenza nella sfida di qualificazione ai Mondiali 2022 in Qatar, Bonucci, fa cento: il difensore nato e cresciuto a Pianoscarano è tra i sette calciatori con più presenze in maglia azzurra.

Quando da bambino si decide di fare il calciatore - Leonardo lo ha scelto correndo e innamorandosi di questo sport sui campi del suo quartiere e su quelli della provincia – l’obiettivo di vestire la maglia della Nazionale è più un sogno recondito da coltivare che una certezza.

Uno su mille ce la fa cantava Gianni Morandi: Bonucci ce l’ha fatta partendo da una data che resterà per sempre nel suo cuore. Era il 3 marzo del 2010, quando nell’atmosfera elegante e signorile dello stadio Loius II del Principato di Monaco, il calciatore viterbese debuttò con l’Italia. A chiamarlo fu Marcello Lippi che lo accolse dopo la sua prima grande stagione con la maglia del Bari. La prima volta finì 0-0 con i Leoni africani che non riuscirono a scalfire la porta protetta dal muro viterbese. Il viaggio in Nazionale di Leo però è stato molto precoce: nel giugno dello stesso anno, nell’amichevole persa 2-1 contro il Messico, arriva il primo gol con l’Italia. In totale, finora, sono sette le marcature in azzurro.

Nel 2010 Lippi lo porta con sé ai Mondiali in Sudafrica: l’Italia non passa il girone e Bonucci non gioca mai, ma oramai per il viterbese le porte dell’olimpo sono spalancate.

Dopo Lippi inizia l’era targata Cesaree Prandelli: con l’ex allenatore della Fiorentina la cavalcata più bella ma anche la delusione più grande. L’Europeo del 2012 sembra pronto a finire nelle mani azzurre: Bonucci gioca da leader e viene indicato come uno dei difensori più forti del panorama europeo. Le lacrime copiose dopo la finale persa nettamente contro la Spagna rimarranno nell’immaginario collettivo.

Come detto però, la strada è tracciata: sempre con Prandelli arriva il debutto nei Mondiali disgraziati in Brasile quelli del morso di Suarez a Chiellini per intenderci. Leo è un senatore della squadra, ma questo non basta: si torna a casa in largo anticipo. Dopo Prandelli arriva Antonio Conte, quello che ha lanciato la carriera del difensore nato e cresciuto a Pianoascarano con la maglia della Juventus.

Il 18 novembre del 2014 la prima da capitano dal primo minuto: a Genova contro l’Albania, in campo, a guidare gli azzurri c’è un viterbese. Con Conte gli Europei 2016 vanno oltre le previsioni: nei quarti di finale contro la Germania Bonucci segna il rigore dell’1-1, ma sbaglia quello della lotteria finale che premia i tedeschi. Conte se ne va e arriva Gianpiero Ventura: anche lui un maestro per Leo. A Ventura però, è legalo il grande flop della mancata qualificazione ai Mondiali del 2018 in Russia. Un’onta difficile da cancellare. «Non è stata solo colpa di Ventura», ripeterà più volte il viterbese. Quella ferita non si è ancora rimarginata, ma inizia l’era Roberto Mancini: l’ex numero dieci della Sampdoria è quello che fece debuttare in serie A Leonardo.

La Nazionale diverte e Bonucci ne è sempre di più punto fermo: il Covid fa slittare gli Europei al prossimo giugno, ma il romanzo che un ragazzo partito da Viterbo sognava di riempire di azzurro ha ancora tante pagine importanti da scrivere.

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