Bombe artigianali e scritte sotto casa dell'ex, i vicini: «Eravamo impauriti»

Carabinieri
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Venerdì 15 Aprile 2022, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 12:32

«Io non ho mai saputo chi fece quelle cose, ma tutti abbiamo pensato che fosse stato proprio lui». Con le testimonianze dei vicini di casa entra nel vivo il processo a un sessantenne viterbese, accusato di stalking e violenza sessuale su una quarantenne romena.

L’uomo, difeso dall’avvocato Samuele De Santis - da quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Viterbo, dalla compagnia di Montefiascone e dalla stazione di Marta -, avrebbe pesantemente perseguitato l’ex compagna. Non si sarebbe arreso alla fine della loro relazione sentimentale e, a giorni alterni, le avrebbe inviato sms d’amore, lascito disegni ingiuriosi sul muro del palazzo e per due volte avrebbe messo ordigni artigianali sul balcone della vittima, facendo spaventare tutto il vicinato.

Una mattina, era marzo del 2018, i condomini della donna si sono ritrovati il muro del palazzo ricoperto da enormi falli, con scritte ingiuriose, i vetri dell’ingresso frantumati e la colla nella serratura del portone. Tantissime le denunce presentata dalla vittima, parte civile assistita dall’avvocata Cipriana Congiu. E tante anche quelle ritirate. «Io e mio marito siamo rimasti stupiti quando quella mattina abbiamo visto tutti quei segni disegnati sulla facciata del palazzo.

All’inizio non sapevo chi fosse stato. Ma fatti del genere erano accaduti anche nel 2016, quando lei si era lasciata, per la prima volta, con il suo compagno».

La donna qualche giorno dopo i fatti andò a trovare la donna. «Era sola e impaurita - ha detto ancora - e mi raccontò che si erano lasciati per la seconda volta. Poi mi chiese di portarla in ospedale, aveva avuto un attacco di panico». La donna subito dopo aver chiuso la relazione sarebbe stata subissata di messaggi da parte dell’imputato. «Mi inviava 50, 60 messaggi al giorno - spiegò al Tribunale nella scorsa udienza - e una mattina ho trovato un ordigno sul terrazzo».

I carabinieri allertati dalla donna chiamarono gli artificieri per portare via l’ordigno. «Io e mio figlio avevamo molta paura. Anche se materialmente non l’ho mai visto fare niente, né lasciare la bomba né imbrattare i muri, io so che è stato lui. Perché me lo ha detto», disse la romena. Il processo riprende il 9 novembre.

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