Inquinamento al lago di Bolsena, la colpa dei sindaci: «Aver omesso qualsiasi azione efficace»

Lago di Bolsena
di Maria Letizia Riganelli
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Venerdì 23 Aprile 2021, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 20:25

Disastro ambientale al lago di Bolsena, la colpa dei sindaci? Aver omesso qualsiasi azione efficace per prevenire o scongiurare versamenti abusivi e il conseguente inquinamento nel bacino. 

Disastro ambientale sul lago di Bolsena: indagati sindaci, vertici Cobalb e dirigenti

Troppe le azioni non svolte, troppe le volte in cui si è fatto finta di non vedere cosa stava accadendo nel e intorno al lago di Bolsena. E proprio per questo la Procura di Viterbo ha notificato in questi giorni 16 avvisi di garanzia. Ovvero: tutti i sindaci, o ex sindaci, dei comuni che si affacciano sul lago: Antonio De Rossi e Mario Fanelli di Capodimonte, Maurizio Lacchini e Lucia Catanesi di Marta, Massimo Paolini e Luciano Cimarello di Montefiascone, Paolo Equitani di Bolsena, Massimo Bambini di San Lorenzo Nuovo, Luigi Buzi di Gradoli, Piero Camilli di Grotte di Castro, Stefano Bigiotti e Francesco Pacchiarelli di Valentano. Due dirigenti che all’epoca dei fatti lavoravano per la provincia di Viterbo: Mara Ciambella e Ernesto Dello Vicario. E i vertici del fallito Cobalb: il presidente Massimo Pierangeli e l’amministratore unico Giancarlo Olivastri.

L’accusa per tutti è di inquinamento ambientale in concorso con l’aggravante di averlo commesso su area naturale protetta, essendo il lago di Bolsena sito di importanza comunitaria, zona di protezione speciale e area sottoposta a vincolo paesaggistico. Gli anni esaminati dal Nucleo investigativo dei carabinieri forestali, coordinati dai procuratori Paolo Auriemma, Eliana Dolce e Stefano D’Arma, sono quelli che vanno dal 2015 fino ai giorni nostri. 

In particolare a tutti i primi cittadini i magistrati contestano «aver omesso efficaci controlli sulle condizioni dell’impianto - si legge nell’avviso di conclusione delle indagini - e sulla corretta gestione dello stesso, nell’aver omesso efficaci interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nell’aver omesso di segnalare le problematiche riscontrate alle autorità preposte o comunque nell’aver omesso qualsiasi azione efficace al fine di prevenire o scongiurare la prosecuzione degli versamenti abusivi».

Ai due dirigenti provinciali, all’epoca in servizio per la tutela delle acque «nell’aver omesso controlli efficaci sulla funzionalità e la corretta gestione dell’impianto e conseguentemente nell’aver omesso di emanare provvedimenti di diffida, sospensione o revoca dell’autorizzazione, in modo imporre l’interruzione degli scarichi abusivi».

Per quanto riguarda i vertici del Cobalb «nell’aver posto in essere una gestione Cobalb e dell’impianto inadeguata al fine di garantire il corretto trattamento delle acque e la corretta effettuazione dello scarico».
Le azioni degli indagati, in combinato disposto, avrebbero compromesso significativamente le condizioni delle acque del lago.

Portando l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Lazio a dequalificare la qualità delle acque di Bolsena. «Il lago è passato, relativamente al triennio 2015-2017, dalla classe di qualità buona - affermano i magistrati di via Falcone e Borsellino nei capi d'imputazione - alla classe di qualità sufficiente».

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