In questi giorni, stanno partendo alla volta di tutti i comuni soci altre 32mila tra diffide e costituzioni in mora per mancati pagamenti riferiti al 2018. Prima, Talete si era occupata dei crediti accumulati fino al 2017. In circa il 20% dei casi, a non pagare sono stati i cosiddetti “grandi utenti”. Per il resto, la società ribadisce massima attenzione per salvaguardare le famiglie in condizioni di disagio, come segnalate dai diversi servizi sociali sul territorio.
«Ribadisco che questo lavoro di recupero del credito – continua Bossola – è previsto dalle regole secondo cui la copertura dei costi del servizio va garantita dalle bollette. Al momento, ci stiamo finanziando attraverso i fornitori ma questo processo, se non invertito, rischia di provocare il crollo del sistema». Il presidente lo ha ribadito ai sindaci in ogni occasione utile, come le assemblee dei soci: «La lotta ai morosi serve per rimettere finanziariamente in carreggiata l’azienda ed evitare il fallimento. Ma - ha detto - manca comunque la provvista di soldi per effettuare investimenti».
Non usa giri di parole Bossola: «Finora Talete non li ha potuti fare, ma le infrastrutture sottoterra stanno per cedere. Un collasso che potrebbe arrivare nell’arco di una generazione. Agli amministratori ho spiegato che se vogliono garantire acqua ai loro figli, la società va capitalizzata per poi chiedere risorse in prestito alle banche». Nei prossimi mesi i sindaci verranno chiamati a scegliere se e come intervenire: se decideranno di mettere fondi propri, la spa resterà pubblica; altrimenti, verranno cedute quote ai privati, in proporzione all’ammontare del loro apporto finanziario.
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