Bianchini (FdI): «Il sindaco? Stavolta tocca a noi». Ma scongiura una spaccatura del centrodestra

Il candidato sindaco per FdI, Paolo Bianchini (a des.) con Mauro Rotelli
di Federica Lupino
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Sabato 17 Marzo 2018, 12:02 - Ultimo aggiornamento: 19:27
Di una cosa è certo: «Un'operazione Pirozzi a Viterbo va scongiurata. Il centrodestra deve andare unito ad ogni costo, altrimenti si perde«. Paolo Bianchini, esponente della prima ora di Fratelli d'Italia, un passato da assessore provinciale alle Politiche giovanili e un presente da imprenditore del gusto, non ha dubbi: il candidato a sindaco deve essere uno solo per tutta la coalizione. «Spero che prima di Pasqua si arrivi a un nome di sintesi. Fdi questo vuole:  arriveremo al tavolo con una nostra proposta e, visti i risultati delle ultime politiche nel capoluogo, abbiamo la forza per dire che stavolta tocca a noi. Ma sempre in un'ottica di unitarietà e compattezza del centrodestra. Quindi, no a personalismi né a litigi che ci porterebbero alle urne disuniti. Ci serve una sintesi con Gianmaria Santucci, la Lega, Forza Italia e le liste civiche a noi vicine».
Il suo è uno dei tre nomi della rosa di FdI insieme a Claudio Ubertini e Luigi Maria Buzzi.  Come nasce la sua candidatura?
«Mi sono assunto questa responsabilità perché in questi 5 anni ho fatto un percorso esterno alla politica ma di fatto politico, relativo alla promozione del territorio e al rilancio del settore eno-gastronomico, che mi ha consenti di allacciare relazioni con il mondo agricolo, imprenditoriale, del terziario. E da molti è arrivata la sollecitazione a mettermi in gioco».
Nel 2013 ha corso per le regionali...
«Sì, presi 9mila voti con 3.500 preferenze e un partito nato da due mesi».
 Su cosa punterebbe da sindaco?
«Il centro storico, la sicurezza, la promozione e il marketing territoriale. Il cuore della città è allo sbando, serve invece una programmazione seria perché da qui riparte l'economia della città. Un centro pulito e sicuro richiama turisti. E il turismo crea indotto. Come si pretende di garantire la sicurezza con solo 51 uomini della polizia locale, compreso il dirigente, a controllare un territorio vastissimo, quando ne servirebbero almeno il doppio? E figuriamoci se con questi numeri possono controllare le frazioni».
La cosa peggiore dell'amministrazione Michelini?
«Essersi fatti commissariare dal prefetto, per fortuna che c'è lui, per l'emergenza neve. È stato il simbolo dell'incapacità di una giunta che in 5 anni non è stata nemmeno capace di gestire l'ordinario».
Salva qualcosa?
«Solo una: la Macchina di Santa Rosa all'Expo. Che però, a ben vedere, era opera di Barelli».
 
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