La politica: «Fermiamo queste bande»: solita ricetta, ma manca un'idea di come rivalutare la città

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Mercoledì 22 Agosto 2018, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 12:45
«Uno scontro violentissimo e intollerabile. Viterbo e i viterbesi non possono più accettare scene da far west in centro, rischiando di essere coinvolti». Non tarda una sacrosanta reazione della politica - peraltro l'unica, tanti sono ancora in ferie - alla rissa di San Faustino dell'altra sera.

E' di Paolo Bianchini, consigliere di Fratelli d'Italia. «E' urgente - aggiunge - che il Comune, in sinergia con le forze di polizia, trovi da subito strumenti per azzerare queste bande che si contendono la piazza dello spaccio». Tutto molto bello, direbbe Bruno Pizzul, se non fosse che il consigliere, in sintonia totale col vento anti - stranieri e immigrati prima di tutto - che sferza l'Italia, cada nel solito errore. Quello per cui a San Faustino, come nel resto del centro storico, da anni dilagano degrado e facile criminalità. Senza che l'amministrazione, quella precedente ma sembra anche l'attuale, si pongano il problema di come affrontare e progettare la riqualificazione del quartiere.

Un simile processo è stato affrontato in mille città del mondo, servirà farlo anche a Viterbo. E' la politica che deve dare risposte ai problemi della città, non l'emergenza. Caro Bianchini, la sua ricetta («E' più attuale che mai il progetto lanciato da Fratelli d'Italia sul manager della sicurezza e sull'adozione del Protocollo Milleocchi per sistemi di videosorveglianza»), senza un'idea di città, sa tanto di un piatto senza sapore.
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