Bagnaccio, arriva il bando per la gestione: sarà in parte gratuito, in parte a pagamento

Bagnaccio, arriva il bando per la gestione: sarà in parte gratuito, in parte a pagamento
di Massimo Chiaravalli
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Giovedì 5 Gennaio 2017, 10:33
Bagnaccio, arriva il bando per la gestione. Due giorni prima di capodanno, Palazzo dei Priori ha deliberato di modificare il precedente atto di giunta del settembre 2015, con il quale venivano dettati al dirigente gli indirizzi per predisporre la procedura ad evidenza pubblica. E intanto per l’associazione Amici del Bagnaccio, che attualmente gestisce la struttura, arriva la proroga fino al 31 marzo, in modo da consentire l’espletamento della gara.

Cosa cambia? La subconcessione sarà di 10 anni, i litri a disposizione prima in media erano 2 al secondo, ora si va da un minimo di 2 a un massimo di 4. Vanno mantenuti gli attuali standard sulle terme libere e resta la suddivisione tra la parte ad accesso gratuito e quella a pagamento, tramite «tesseramento annuale o accesso giornaliero». I servizi essenziali dovranno essere anche questi garantiti senza costi, altri se ne potranno aggiungere a pagamento.
La storia del Bagnaccio parte dal 2011, quando la subconcessione è stata affidata per due anni all’associazione. Due anni a decorrere però dall’agosto del 2013, ovvero dal collaudo dell’allaccio della tubazione di collegamento tra il pozzo e le vasche. Trascorsi i quali, palazzo dei Priori ha comunicato alla Regione Lazio di voler trovare un gestore tramite bando.

C’è stata anche una mezza rivolta degli utenti, quando al termine dell’accordo palazzo dei Priori ha tentato di chiudere il sito, un’altra sull’ipotesi di spostamento dello stesso. Poi dopo dalla giunta è uscita una delibera in base alla quale la procedura ad evidenza pubblica avrebbe dovuto prevedere almeno il 70 per cento delle acqua per le terme libere. Quindi ecco la proposta dell’associazione, presentata agli uffici del comune nel novembre del 2015 insieme alla società agricola Il Bagnaccio e ai comproprietari del terreno, dichiarata di pubblica utilità dal consiglio comunale il 20 settembre scorso. L’ultima delibera prende spunto proprio da questo e corregge quella del 2015, i cui contenuti sono stati valutati «inapplicabili a livello economico finanziario – si legge – e pregiudizievoli di un’adeguata pulizia delle vasche e valorizzazione dei servizi, riconoscendo al collaborante un adeguato ritorno economico delle somme investite».
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