Viterbese, la ripresa c'è ma senza infrastrutture il futuro è sempre nero

Viterbese, la ripresa c'è ma senza infrastrutture il futuro è sempre nero
di Giorgio Renzetti
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Domenica 14 Ottobre 2018, 10:53 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 12:50
Un momento di verifica dei risultati e al tempo stesso di rilancio. In un territorio, quello viterbese, che da troppi anni si ritrova a sollecitare contributi allo sviluppo che hanno le stesse voci.

«Nell'ultimo anno abbiamo sì registrato alcuni segnali positivi, ma poi al momento di riflettere su quelle che sono le aspettative delle nostre imprese, come in occasione dell'assemblea generale di Unindustria, pensi che stai ripetendo argomenti vecchi di anni». Stefania Palamides, numero uno dell'associazione delle imprese di Viterbo del mondo confindustriale, è alle prese con l'elenco della spesa. Quello che porterà martedì prossimo all'Eur, al presidente regionale Filippo Tortoriello, per l'assemblea degli imprenditori associati di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo.

Un'occasione per dibattere di politica economica e dei temi cari all'industria laziale, soprattutto per farsi udire dalla politica che governa (martedì sono attesi, tra gli altri: il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini).

Con criterio temporale, Palamides apre le danze col caso legato al Bando periferie, quello firmato a Viterbo dall'ex premier Paolo Gentiloni e poi sospeso dal nuovo governo. «Ma 17 milioni di euro per questa città sono una cifra rilevante - rileva - e il blocco di quei fondi rischia di penalizzare pesantemente le aziende dell'area del Poggino. Soprattutto per la rete di progetti che il bando avrebbe potuto generare». Il Poggino, unica area produttiva del capoluogo, è in attesa da decenni di infrastrutture degne di imprese e operatori. Così come l'unica area industriale della provincia, quella che ingloba il distretto ceramico di Civita Castellana - qui la Palamides gioca in casa - e che solo in questi giorni sta assistendo alla posa dei cavi in fibra per la banda ultralarga.

«E' vero, l'abbiamo chiesta e attesa da anni - dice Palamides - e quasi non ci sembra vero. Quasi tutte le ceramiche, che esportano i loro prodotti all'estero, e che sono tornate dal Cersaie con prospettive molto incoraggianti, sono state costrette ad attrezzarsi con collegamenti autonomi e a proprie spese». Dall'infrastruttura primaria del terzo millennio a quelle classiche il collegamento è invece brevissimo.

«Collegamenti viari e ferroviari - è l'inizio - sono quelli, insufficienti, di sempre. Per non parlare delle condizioni delle strade, con la Provincia che ripete di non avere fondi per sistemarle. La trasversale Orte-Civitavecchia sta procedendo per il secondo lotto, ma resta l'incognita sul completamento per il ricorso pendente al Tar sull'ultimo lotto, peraltro già finanziato. Se verrà bloccata l'opera i fondi dove finiranno?».

Ecco quel fastidioso dejà vu. Con il rischio di andare martedì a Roma e ripetere la solita storia. Ma i collegamenti - per reti dati e materiali - restano essenziali per poter fornire opportunità di crescita ai punti di forza del territorio. «Dal termalismo all'agroalimentare - riflette Palamides - per non parlare dello sviluppo del settore turistico così come della ricerca di nuovi mercati per le imprese: senza le infrastrutture e gli investimenti resteranno risorse di nicchia, belle e brillanti. Ma con il pericolo di aggiungersi alle tante occasioni mancate da questo territorio».

Chiaro il messaggio da portare a Roma. Anche se un altro spunto positivo si affaccia: Palamides non ha mai pronunciato la parola crisi.
 
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