Auto rubate rivendute a prezzi d’occasione, ecco come funzionava il sistema per creare dei “cloni”

Polizia
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Mercoledì 12 Gennaio 2022, 06:40

Auto rubate rivendute con prezzi d’occasione, ecco come funzionava il sistema per creare dei “cloni” dopo il furto. Entra nel vivo il processo al proprietario di un autosalone di Ischia di Castro. L’imputato in pieno lockdown finì al centro dell’inchiesta “Castro”. Un’operazione di polizia, coordinata dal sostituto procuratore Chiara Capezzuto, che portò alla luce un’attività di riciclaggio di veicoli di media cilindrata, principalmente Fiat 500 e Jeep Renegade.

Oltre all’imprenditore di Ischia di Castro fu arrestato anche un trentenne napoletano considerato la mente dell’attività criminale, che ha già chiuso i conti con la giustizia patteggiando 3 anni e 6 mesi di pena.

«Il modus operandi - ha spiegato in aula l’ispettore della polizia stradale che ha portato avanti le indagini -, era ben collaudato e sempre lo stesso: le auto rubate sul territorio italiano, principalmente a Napoli, venivano nuovamente poste in circolazione dopo la modifica dei numeri di telaio, con quelli appartenenti a medesimi veicoli regolari circolanti in altre nazioni, creando di fatto dei cloni».

La polizia è riuscita a sequestrare 12 auto, restituite ai legittimi proprietari. «L’ipotesi iniziale di riciclaggio è partita da Mantova - ha detto ancora l’ispettore -, ipotesi confermata con i successivi accertamenti.

In particolare siamo riusciti a risalire all’auto iniziale, quella rubata. Grazie al numero identificativo del motore». Nel corso dell’operazione, sarebbe stata anche sventata una truffa ai danni di una compagnia assicurativa, alla quale uno dei due uomini aveva richiesto un indebito risarcimento danni per un furto, in realtà, mai subito.

La difesa dell’imprenditore, avvocata Samuele De Santis, fin dal principio dell’indagine ha sostenuto che il suo assistito in questa vicenda fosse solo una vittima del trentenne napoletano. «Non ci sono intercettazioni ne altro che possano confermare la sua partecipazione - ha detto in aula il difensore». Per l’accusa invece i legami ci sarebbero. A partire dai vari metodi usati per il pagamento delle auto che l’imprenditore riceveva dal napoletano e poi rimetteva sul mercato. «Per una Fiat 500 - ha detto ancora l’ispettore - ha pagato con 13 vetture di poco valore. Per altre ci sono dei bonifici tracciati».

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