L'associazione a delinquere, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gestiva un capillare traffico di auto da Viterbo al centro e al sud della Penisola; fino a toccare Spagna, Olanda, Germania, Bulgaria e Romania. A capo un quarantenne di Brindisi, residente a Bagnoregio, e la compagna romena.
All'interno dell'organizzazione tutti avevano un ruolo ben preciso. C'era chi si occupava di procacciare i mezzi tramite il noleggio, chi si occupava del supporto logistico, chi del collocamento dei mezzi riciclati e chi di trovare un ricovero temporaneo alle auto, in attesa dell'immissione sul mercato. Ovviamente non mancavano nemmeno i funzionari che si occupavano di procurarsi i documenti falsi per le immatricolazioni.
Il cartello, nonostante le varie dislocazioni e funzioni, veniva interamente gestito nella Tuscia. Dove il quarantenne decideva dove e come andare a intercettare le auto che venivano poi contraffatte e rivendute. Una truffa che, secondo gli investigatori, avrebbe fruttato alla banda 6 milioni di euro.
Il sistema messo in piedi aveva un funzionamento semplice ma efficace: i corrieri partivano in aereo dall'Italia per andare a noleggiare auto dalle maggiori compagnie come Maggiore, Europcar, Avis o Hertz e poi tornavano indietro. Principalmente in Spagna, Paesi Bassi e Francia. Arrivati a destinazioni lasciavano le auto in garage di stoccaggio, dove i mezzi venivano mutati: via il numero del telaio e via la targa.
Poi, con un sistema di documenti falsi, venivano richieste nuove carte di circolazione e le auto erano pronte per essere immesse nel mercato. Il risultato era un'auto apparentemente regolare. 25 le automobili sequestrate, tra cui Bmw, Mercedes, Citroen e Volkswagen per un valore complessivo di un milione di euro.
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