Arena dopo Michelini, cosa (non) cambia. La città senza futuro

La precedente giunta comunale di Leonardo Michelini
di Carlo Maria Ponzi
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Giovedì 7 Novembre 2019, 09:43 - Ultimo aggiornamento: 17:41
Due sindaci (e relative amministrazioni) a confronto per rispondere a una domanda: tra la giunta di centro sinistra guidata da Leonardo Michelini (2013-2018) e quella di centro destra guidata da Giovanni Arena (in carica dal 2018) è stata marcata una qualche discontinuità? Detto in altri termini: gli elettori hanno bocciato Michelini, ma la vittoria di Arena, a 16 mesi dall'ascesa al più alto scranno di Palazzo dei Priori, quali magnifiche sorti e progressive ha determinato?
I NUMERI
Cominciamo con qualche numero. Entrambi solo stati eletti dopo il turno di ballottaggio: Michelini trionfò su Giulio Marini (62,86% contro il 37,15); Arena ha faticato non poco con Chiara Frontini (51,07 contro 48,91%, con una differenza di appena 530 voti). Michelini bruciò le tappe nella formazione della giunta (4 giorni dalla nomina), ma in corso d'opera eseguì cinque rimpasti; Arena ha impiegato oltre 20 giorni per mettere in piedi il suo esecutivo e finora archivia un solo rimpasto.

In consiglio, Michelini ha assistito a non pochi salti della quaglia, anche di membri della sua lista civica Oltre le mura e ha patito le lotte interne del Pd; Arena ha visto il passaggio alla Lega di esponenti di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, tal che il partito di Salvini dispone del gruppo più numeroso (9).

Michelini partì a razzo sulla qualificazione del binomio cultura-turismo (stagione estiva di Ferento; mostra di Sebastiano del Piombo, poi esposto alla National Gallery di Londra; Macchina di S. Rosa a Milano Expo); Arena esordì con gli Stati generali sul turismo e poi si è accontentato di interventi random che al momento non hanno reso alla città nomination a livello nazionale. Sul piano degli investimenti, Michelini fu agevolato dall'eredità del suo predecessore (piano Plus); Arena si è impegnato a rendere operativo il Piano periferie con i suoi 17 milioni di euro per la rigenerazione urbana, ma secondo l'accusa di Alvaro Ricci
(Pd) lascia nel cassetto 330mila euro riservati ai sistemi antisismici degli edifici scolastici.
L'ATTUALITA'
E ora veniamo ai nostri giorni. Uscito di scena Michelini (che non aveva percepito i malesseri che mulivano in città nei confronti della sua squadra), anche Arena si trova a gestire malesseri che si manifestano nella maggioranza. Due pesi massimi della coalizione (non fosse altro per il loro cursus honorum), come Laura Allegrini (Fratelli d'Italia) e Giulio Marini (Forza Italia), hanno dato voce a mal di pancia non proprio passeggeri.

Allegrini ha fatto la voce grossa sulle politiche del centro storico, per cui ogni assessore va per proprio conto. Marini è andato oltre, sottolineando che o il sindaco cambia strada o il mio voto non c'è. Quale effetto hanno provocato le bacchettate? In apparenza, nessuna. I nodi principali rimangono intatti, grazie alla politica delle proroghe attuate nell'ultimo anno sulla gestione della piscina, dei cimiteri, per non parlare dell'appalto dei rifiuti (la monnezza rimane in capo al sindaco visto che nessun assessore intende maneggiarla).

Non appena il consigliere Giacomo Barelli (Forza Civica) ha annunciato un esposto alla Procura, il sindaco ha replicato che se non ci saranno intoppi, aggiudicazione in settimana: l'espressione sibillina circa la natura degli intoppi, sottintende forse che si andrà all'ennesima proroga?
Il sindaco Arena non ama la parola visione: «Non cominciamo a parlare di visione o altre parole che vanno di moda», ha ammonito. Ma senza visione (farsi una visione complessiva dei problemi, precisa il dizionario) non si governa, ma si tira solo a campare. Cercando di non tirare politicamente parlando le cuoia.
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