Aquilanti, fallita la storica azienda: scatta il licenziamento collettivo

Lo sciopero della Aquilanti
di Federica Lupino
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Lunedì 29 Agosto 2022, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 18:23

La Aquilanti spa verso la chiusura definitiva. Fallito il piano di rilancio dell’azienda leader nel settore delle forniture termoidrauliche per l’edilizia, oggi il curatore fallimentare ufficializzerà ai sindacati (presenti i responsabili locali e nazionali di Filcams-Cigl, UilTucs-Uil e Fisascat-Cisl) il licenziamento collettivo di 30 dei 33 dipendenti rimasti. Si tratta dei soli superstiti di una realtà produttiva a gennaio del 2020 – quando è stata aperta la prima cassa integrazione straordinaria – contava 239 lavoratori tra la sede nel capoluogo della Tuscia e le altre filiali nel Centro Italia. Nessun licenziamento sinora: l’emorragia dei livelli occupazionali è dipesa piuttosto da fuoriuscite volontarie di quanti, tra arretrati non pagati e incertezza del futuro, hanno preferito cercare un impiego altrove.

Eppure, non più di tre mesi fa, dopo due anni di incertezze tra procedure di liquidazione e nuovi soci, la spa sembrava avere concrete possibilità di rilancio, grazie all’accordo con il gruppo Revolution di Cristian Errichiello e Lorenzo Elisei con sede a Montalto di Castro, che si è unito al Gruppo Paolini di Marco Cosimetti, Luca e Stefano Paolini e ad Alfredo Aquilanti. Al tempo stesso, però, si era fatto ricorso al fondo di integrazione salariale (Fis) che eroga strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell'attività lavorativa, per 9 degli allora 22 dipendenti operativi su Viterbo.

Inizialmente, era vista come una parentesi di tre mesi, dal 6 giugno al 3 settembre, con corsi di riqualificazioni per i dipendenti interessati. Adesso, la prospettiva è quella del licenziamento.

Con sentenza dell’8 luglio, infatti, il tribunale di Viterbo ha dichiarato il fallimento della Aquilanti spa, previa risoluzione del concordato preventivo omologato all’inizio del 2021 e senza predisporre l’esercizio provvisorio dell’impresa. Inoltre, le banche da cui si attendevano prestiti per il rilancio della società si sono fatte indietro. Nel documento redatto dal curatore fallimentare, si legge che “l’andamento dell’impresa già in sede di concordato ha evidenziato una gestione in costante perdita di esercizio, né sono emerse allo stato prospettive per una cessione unitaria dell’azienda”.

Sul fronte occupazionale, si sottolinea che “le motivazioni che hanno condotto alla dichiarazione di fallimento non consentono di valutare o percorrere soluzioni alternative alla risoluzione del rapporto di lavoro” che riguarderà la quasi totalità del personale ancora in forze, fatto salve 3 persone (un amministrativo e due addetti alla movimentazione delle merci, uno della sede di Civita Castellana, un altro di Viterbo e un terzo di Orbetello) che hanno dato la disponibilità a restare a disposizione del curatore per le operazioni di chiusura della società. 

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