Anche se il bilancio di fine mandato lo considera molto positivo, la prima cosa che farà sarà quella di staccare la spina con la politica: «Una scelta necessaria poiché le attenzioni saranno per la famiglia e il lavoro. Più avanti valuterò si riprendere contatti o meno, ma per ora dico basta. La politica mi ha stancato. A lungo andare la dimensione pubblica sovrasta quella privata e bisogna accettare questo nuovo modo di essere. Il telefono deve essere sempre acceso e la responsabilità della funzione impone di essere sempre rintracciabili a tutte le ore del giorno. E’ un grande onore, ma impone delle limitazioni altrettanto importanti e molta comprensione e pazienza, pertanto una pausa ci vuole».
Il più bel ricordo? «Quelli nelle scuole con i bimbi; lasciano sempre un buon ricordo. I loro sogni disegnati su Civita, spero che restino appesi nella mia stanza da sindaco».
L’emozione più bella? «Quando sono diventato sindaco e l’incontro con Alberto Sed reduce dai campi di concentramento».
Un progetto portato a termine di cui va fiero? «L’orto di Miretto, la variante mignolò, la nuova cittadella della salute, la struttura per i disabili via Berlinguer, il parco Ivan Rossi, il centro alzheimer e la nuova Farmacia comunale».
La delusione? «Avrei voluto completare io l’iter del nuovo Piano regolatore, poichè pone le basi per un nuovo sviluppo della città e frena l'espansione».
Un messaggio ai civitonici ?«Insieme abbiamo consolidato la nostra posizione come riferimento per molti comuni limitrofi e la provincia, debbono i continuare ad essere aperti, capaci e di fare squadra. A loro va il mio grazie e l'augurio di restare punto di riferimento per tutti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA