Ancora un rinvio. Il processo per estorsione mafiosa che vede alla sbarra i due imprenditori viterbesi, Emanuele Erasmi e Manuel Pecci, e il tuttofare romeno Pavel Ionel slitta ancora. Nonostante il dibattimento sia finito, sono infatti stati ascoltati i tutti i testimoni e il pm Fabrizio Tucci abbia già richiesto pene altissime, il Tribunale ha deciso di rinviare la discussione delle difese e la sentenza al 19 settembre e al 6 ottobre.
Dopo l’estate, quando negli uffici di via Falcone e Borselli dovrebbero essere arrivati i rinforzi. «La difficoltà - ha spiegato il presidente del collegio Eugenio Turco - è sotto gli occhi di tutti. Rinviamo in attesa di nuovi giudici per comporre collegi stabili che possano portare alla fine questo procedimento». La vicenda è quella legata a mafia viterbese, già arrivata a sentenza definitiva. I tre imputati a processo sono gli unici che nel maxi blitz dell’inverno del 2019 finirono ai domiciliari perché non considerati parte dell’associazione mafiosa ma “solamente” indagati per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
E sono anche gli unici tre che scelsero di essere giudicati con rito ordinario, dicendo addio a eventuali sconti di pena. Ma questo processo, che dura da più di due anni e la discussione del pm è di febbraio 2022, continuare a essere rinviato.
Rapina di cui sono accusati essere i mandanti, visto che gli artefici materiali sono già stati condannati diverso tempo fa. Anche in questo caso però il procedimento è stato rinviato, esattamente al 14 maggio dell’anno prossimo. I fatti sono del 14 marzo del 2018. Stessa data per il proseguo del processo che vede sempre il boss di mafia viterbese alla sbarra, questa volta con le accuse di evasione e ricettazione. Le contestazioni, principalmente di natura finanziaria, arrivano dopo una lunga e meticolosa indagine delle fiamme gialle, coordinate dalla Procura di Viterbo, che hanno setacciato registri contabili e atti di vendita dei negozi di compro oro di cui Trovato era legale rappresentante.