Agricoltura, l'allarme della Cisl: «Manca il 20% dei lavoratori, mille soprattutto stranieri»

Agricoltura, l'allarme della Cisl: «Manca il 20% dei lavoratori, mille soprattutto stranieri»
di Federica Lupino
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Martedì 25 Aprile 2023, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 11:42

“Manca almeno il 20% della manodopera. E in maggioranza si tratta di stranieri che non si trovano”. Oltre alla siccità che preannuncia di mettere a dura prova le colture del Viterbese, come nel resto d’Italia anche in provincia un’altra spada di Damocle pende sull’agricoltura (con conseguenze anche sui prezzi dei prodotti al consumo, non a caso in continua crescita). Fortunato Mannino, segretario della Cisl, raccoglie gli allarmi e le preoccupazioni di un settore trainante dell’economia locale per avvertire: “L’agricoltura è un pilastro per Viterbo, insieme al turismo e all’enogastronomia. Manca però il personale per raccogliere le colture che andranno a maturazione nelle prossime settimane e in estate”.

Braccia rubate all’agricoltura, si dice spesso in torno sprezzante verso il comparto. E invece Mannino ricorda come “stiamo parlando di un settore che presenta delle eccellenze capaci di emergere a livello nazionale e di fare scuola, nonostante le difficoltà”. Difficoltà che, se in parte dipendono dalle precisazioni troppo esigue per dissetare le colture, dall’altra sono frutto di politiche quantomeno poco lungimiranti.

Come quelle sui flussi migratori. “La manodopera in agricoltura è costituita in maggioranza da stranieri. La stagionalità del settore certo non aiuta ma il vero nodo è la legislazione e l’incapacità di fidelizzare i lavoratori.

Del resto – ragiona il segretario della Cisl – è vero che i raccolti sono stagionali ma ciclicamente si ripetono. Basterebbe quindi fare formazione e investire su un cambiamento di approccio culturale per evitare che il personale del settore sia solo di passaggio”. Le nuove strette annunciate dal Governo Meloni aggravano la situazione: “Gli imprenditori e le associazioni di categoria – continua Mannino – ripetono che a livello nazionale mancano tra le 500mila e le 700mila unità. Nella nostra provincia le stime della Cisl parlano di manodopera carente stimabile tra mille e 1.500 lavoratori. Servirebbe abbandonare l’approccio ideologico alla gestione delle migrazioni per aprire a flussi regolari e controllati, iniziando dal formare le persone nei loro Paesi di origine”. 

Per il sindacato a Viterbo c’è anche un’arma in più. “Abbiamo una facoltà di Agraria tra le più radicate e importanti d’Italia. In questo senso, l’Università della Tuscia dovrebbe essere sfruttata dagli imprenditori locali per attrarre giovani e investire anche sulla manodopera a lungo termine. Invece – chiude con una vena polemica – anche nel Viterbese sembra che sia sempre più di moda imboccare scorciatoie quali cedere i campi per installare pannelli fotovoltaici, anziché per coltivare”.

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