Agricoltura, aziende in ripresa nel 2023: «Ma serve un piano contro gli effetti del cambiamento climatico»

Agricoltura, aziende in ripresa nel 2023: «Ma serve un piano contro gli effetti del cambiamento climatico»
di Luca Telli
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Lunedì 1 Maggio 2023, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 12:37

«Settore in ripresa ma la crisi non è alle spalle». Dopo il tonfo dello scorso anno, con un patrimonio di quasi mille aziende agricole che hanno chiuso i battenti, il presidente di Coldiretti Mauro Pacifici vede la luce in fondo al tunnel ma avverte: «per guarire le ferite ci serve tempo oggi, poi, abbiamo un avversario in più: il clima». Che fa più paura dei rincari di energia, materie prime e carburanti che sono state alla radice delle difficoltà «perché - continua Pacifici - al momento non esiste un piano per arginare gli effetti dei cambiamenti».

Effetti negativi che già in questo primo quadrimestre del 2023 si stanno facendo vedere: «penso alle grandinate delle settimane scorse che hanno danneggiato vigneti e mandorleti. Alle difficoltà che hanno incontrato i campi coltivati a grano e le semine delle colture estive».

Un costo che finora è relativo ma che, in caso di nuovi fenomeni negativi, rischia di diventare reale con conseguenze per le imprese quanto per i consumatori. «Nuove bombe d’acqua, come altri eventi particolarmente violenti, sono in grado di causare danni strutturali ai campi che si traducono in perdita di raccolto e in non fatturato che cresce – aggiunge Pacifici -. Cosa significa? Semplice: un aumento della tensione all’interno dei bilanci dell’azienda e costi più alti per i consumatori al bancone a causa della scarsità di prodotto».

Prodotti sui quali gioca anche una componente speculativa con un amento fino a tre volte tra il prezzo che gli agricoltori incassano e quello praticato dalla grande distribuzione; un fenomeno contro con cui Pacifici invoca «controlli e una redistribuzione della ricchezza all’interno della filiera, troppo soggetta alle folli oscillazioni alle quali il mercato ci ha fatto assistere per tutto il 2022 e che non dipendono solo dalle tensioni internazionali ma anche dalla resa in campo di cui, responsabile, è il clima».

La preoccupazione del presidente di Coldiretti è soprattutto per l’estate, lo spettro di una nuova durissima stagione siccitosa è abbastanza per tenere in ansia le aziende.

Di più perché, finora, il piano di invasi che proprio Coldiretti aveva sottoposto al governo resta al palo. Davanti ad una forma di immobilismo pericolosa, e che male fa alla Tuscia che costruisce il 30% del suo tessuto produttivo economico proprio intorno al settore primario, Coldiretti chiama a raccolta il più alto numero possibile di interlocutori: «politica a tutti i livelli, imprese, consorzi di bonifica: il cambiamento climatico è in atto e, da quanto abbiamo visto negli ultimi anni, irreversibile. Serve la buona volontà e la collaborazione di tutti per trovare una via d’uscita. Agricoltura e allevamento sono i vertici della filiera alimentare, non serve altro per capire quanto sia importante la tutela di questi settori».

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