Lavori in corso per la chiusura del pozzo Zitelle: per un’altra decina di giorni al Bullicame livelli minimi di acqua termale. Nell’area di cantiere sono emersi anche reperti archeologici. Già intervenuta la Soprintendenza.
Nessun mistero dietro la drastica diminuzione di flusso che da alcuni giorni ha messo ko il parco termale, tra la preoccupazione e le proteste dei bagnanti. A spiegare come stanno le cose è il geologo Giuseppe Pagano, direttore di miniera del Comune di Viterbo.
Pagano ricorda che il Comune sta facendo lavori alle Zitelle “per evitare che il pozzo eroghi spontaneamente, come succede oramai da 50 anni”.
Come già sperimentato con il pozzo San Valentino, infatti, la chiusura delle Zitelle dovrebbe portare benefici diretti alla callara e, si auspica, a tutte le altre strutture (pubbliche e private), dato ormai per assodato che il bacino termale è formato da una serie di vasi comunicanti. “Ovviamente per ora la portata del Bullicame è ridotta a pochissimo – conferma Pagano -. Ma era nelle attese. Da questo risultato noi deduciamo indirettamente che l’intervento previsto su pozzo delle Zitelle porterà il risultato di incrementare la portata sul Bullicame”.
I bagnanti del Bullicame dovranno pazientare ancora un po’. “Contiamo di riprendere i lavori sulle Zitelle lunedì e nell’arco di dieci giorni riuscire a ricondizionare il pozzo e ripristinare la situazione. Purtroppo il Bullicame è rimasto ultimo come oggetto di intervento. Dico purtroppo in quanto è lui che ha subito un po’ negli ultimi sei-sette anni gli insulti delle operazioni più o meno accorte che sono state fatte sul territorio, e parlo in modo particolare del pozzo San Valentino. Per cui il Bullicame per sei anni ha sofferto pesantemente”. L’intervento in questo caso sarà sulla sorgente vera e propria: “La callara è piena di segmenti che si sono accumulati nell’arco di questi sei anni e tra l’altro producono la parziale ostruzione delle vie di risalita dell’acqua termale. Per cui dobbiamo intervenire anche lì”.
Tornando ai lavori alle Zitelle, Pagano aggiunge che “l’obiettivo è dare alla città una risorsa termale controllabile. La portata non sarà quella che la natura concede, ma quella che sceglieremo noi in funzione dell’apertura e la chiusura delle saracinesche alla testa del pozzo. Potremmo passare da zero alla massima portata. Ma sarà una scelta ragionata in funzione delle esigenze del nostro sistema termale e dei nostri subconcessionari”.
Durante il cantiere riemersi anche reperti archeologici: “Testimonianze – continua Pagano - che la Soprintendenza ha definito interessanti. Aspetti che è nostra intenzione recuperare e valorizzare”.