Acqua verso il razionamento? Il rischio è concreto. Nella Tuscia, stando all’ultimo report dell’Osservatorio permanente per gli utilizzi idrici dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, i dati pluviometrici dimostrano “un deficit pari a circa il 40% rispetto alle medie storiche del periodo, che arriva al 60% delle medie storiche del periodo se riferito al primo quadrimestre del 2022”. Sulla base dei dati forniti da Talete per gli esperti “è ipotizzabile che si verifichino impatti significativi sugli utenti in 14 Comuni rispetto ai 31 totali gestiti, per una popolazione interessata di circa 61.000 abitanti (il 30% dei 213.465 serviti)".
Le conseguenze di piogge pressoché inesistenti negli ultimi mesi sono chiare: "Significative diminuzioni di portata disponibile - si legge nel report - sia alle sorgenti di maggiore rilevanza tipo Piancastagnaio e Le vene a servizio dei Comuni dell’alto viterbese, con deficit di circa il 30% rispetto alle medie storiche del periodo, che alle fonti più superficiali, per le quali si registra una generalizzata diminuzione media di oltre il 40% delle portate disponibili, non sempre compensabili con altre fonti, a causa della frammentazione degli abitati e della limitata interconnessione delle reti idriche”.
Ma ad aggravare il rischio di razionamento, nel territorio dell’Ato1 Viterbo-Lazio Nord ci si mette anche “la problematica strutturale legata alla presenza di arsenico e fluoro in molte fonti destinate ad uso potabile, che tende ad aggravarsi in condizioni di minore disponibilità della risorsa e conseguente maggiore stress della stessa per il soddisfacimento dei fabbisogni idrici”.
A rendere ancora più complicata la situazione, la circostanza per cui i Comuni del Viterbese che ancora non hanno ceduto il servizio a Talete lo faranno entro settembre, a suon di commissariamenti e sentenze della giustizia amministrativa. La società quindi, nel pieno dell’emergenza idrica, si troverà prima a valutare la situazione presente nei singoli centri da acquisire, quindi a studiare caso per caso come intervenire. Molti i sindaci che hanno emesso ordinanze contro gli sprechi. Ma non basta. Visto la mancanza di nubi all’orizzonte, lo spettro delle autobotti e del razionamento si fa sempre più concreto.