Accoltella la compagna che vuole lasciarlo. I carabinieri: «C'era la valigia pronta della vittima»

Violenza
2 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Dicembre 2021, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 09:34

Una valigia blu accanto alla porta. Pozze di sangue per tre rampe di scale. Il corpo accoltellato di una donna disteso su un fianco all’ingresso della palazzina. Sono tre le immagini che ieri pomeriggio tutti i testimoni in aula hanno ricordato e raccontato.

E’ entrato nel vivo il processo per tentato omicidio che vede alla sbarra Alberto Agnello 58enne di Capranica. L’uomo, undici mesi fa, tentò di ammazzare la compagna al termine di una violenta lite domestica. L’imputato, detenuto in un carcere, è assistito dagli avvocati Federica Ambrogi e Amedeo Centrone. MaIl 29 gennaio scorso alle 14,30 in una zona residenziale di Capranica scoppiò una violenta lite tra due conviventi. La donna, 53enne originaria della Polonia parte civile nel processo assistita dall’avvocato Ernestina Portelli, venne colpita con un coltello da cucina per ben 5 volte. Tre colpi la raggiunsero alla schiena e due al torace. Anche l’uomo nella colluttazione rimase ferito al torace.

A lanciare l’allarme alcuni vicini di casa che sentendo le urla chiamarono i carabinieri. «Quando siamo arrivati - ha raccontato il comandante della stazione di Oriolo Romano - la donna era a terra su un fianco accanto lei c’era il vicino di casa che l’aveva soccorsa e un collega arrivato poco prima di noi.

Le tre rampe di scale della palazzina, che conducevano all’appartamento era piene di sangue. All’interno della casa abbiamo trovato l’imputato disteso sul divano. Era ben vestito e diceva: Voglio morire, sono stato aggredito. Accanto alla porta di ingresso c’era una valigia blu».

La valigia era della vittima. Fatta poco ore prima di essere accoltellata. Voleva andarsene da quella casa, da quella convivenza che nel tempo si era trasformata in un incubo. «Io sono arrivato per primo - ha raccontato un altro carabiniere - la donna era a terra e perdeva sangue. Con lei il vicino di casa che premeva sull’addome un asciugamano». La 58enne, che nel frattempo è tornata in Polonia, è stata soccorsa dal dirimpettaio, anche lui ascoltato ieri dal tribunale.

«Ho sentito il litigio mentre ero in casa poi solo le urla della donna. Gridava: “Aiuto, mi uccide“. DiDallo spioncino l’ho vista scendere le scale e l’ho soccorsa. Sanguinava e non sapevo che fare così lo messa su un fianco. Continuava a ripetere “Oggi mi ha uccisa“. Si torna in aula con la deposizione della donna il prossimo 16 febbraio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA