La giovane solo nel momento della crescita capisce e prende atto che quello che avveniva, quando era con lo zio, non era normale. Per questo a 10 anni cambia e inizia a provare fastidio per l'uomo. Lo ignora nonostante i genitori gli chiedano come mai; solo dopo altri tre anni però riesce a confidarsi. Quando la bambina racconta ai genitori gli abusi questi corrono a informare la Squadra mobile e iniziano le indagini. La vittima viene sottoposta a incidente probatorio e davanti alla psicologa racconta dettagli raccapriccianti.
«Mi spogliava e mi avvolgeva in una copertina, poi mi toccava. Facevamo il gioco del serpentello e delle dita», dice. Frasi che per gli inquirenti e gli psicologi sono coerenti con quanto accaduto. La bambina a dicembre 2014 si sente profondamente in colpa per quello che le è successo e chiede aiuto. «Io e lo zio - avrebbero detto a un'amichetta - abbiamo un segreto. Andrò all'inferno».
«Quello che è accaduto ha avuto conseguenze dirompenti su un'intera famiglia», ha detto ancora la pm che ha chiesto una pena di 10 anni di carcere. Dopo una lunga camera di consiglio il collegio del tribunale di Viterbo, presieduto dal giudice Gaetano Mautone, ha condannato lo zio a 9 anni e mezzo e al pagamento di una provvisionale di 20mila euro per la vittima, 10mila per i genitori e 5mila per l'associazione Erinna, costituita parte civile insieme ai familiari della bambina.
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