La donna, che ha ottenuto l’affidamento esclusivo della figlioletta, vuole capire fino a che punto sia colpevole. Martedì è stata ascoltata una delle due presunte vittime, un’albanese di 35 anni, che ha raccontato di avere conosciuto il radiologo in treno.
L’uomo l’avrebbe convinta a fare una mammografia nella clinica dove lavorava: “Poi abbiamo preso un caffè, che aveva un sapore strano”. Quindi le ha dato un passaggio: “L’ultima cosa che ricordo è che si è fermato in un garage, poi mi sono risvegliata seminuda nella sua casa di Capranica”.
Tornata dal compagno nel cuore della notte, lo ha trovato su tutte le furie: “Aveva avuto tutto il giorno il cellulare spento – ha spiegato lui stesso al collegio – ma non ha fatto in tempo a dirmi niente che si è addormentata, svegliandosi ancora confusa 24 ore dopo”.
Lui, operatore di primo soccorso, l’ha portata subito in ospedale e, in base alle analisi, aveva in corpo una quantità industriale di benzodiazepina, un sonnifero-ansiolitico alle base delle decine di boccette dei più svariati farmaci sequestrate nel garage, nell’abitazione e sull’auto del radiologo, che le avrebbe sottratte sul posto di lavoro.
Abbastanza per far scattare l’arresto, nel novembre 2009. Secondo gli investigatori un maniaco seriale.
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