«A un euro ci perdo, a due butto la cassetta». La lotta del “made in Tuscia” per la sopravvivenza

«A un euro ci perdo, a due butto la cassetta». La lotta del “made in Tuscia” per la sopravvivenza
di Simone Lupino
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Lunedì 12 Settembre 2022, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 20:18

“E’ aumentato tutto: energia, concimi, gasolio. Quello che è aumentato di meno, come minimo è raddoppiato. Così sei costretto ad adeguare i prezzi, ma allora la gente smette di comprare, perché tutti a casa devono fare i conti con le bollette. La mela renetta? Se le vendo a un euro ci sto sotto, a due euro butto la cassetta. Come devo fare?”.
Oscar Cutigni possiede 5 ettari di terra sulla Tuscanese dove coltiva soprattutto frutta ed è uno dei produttori locali che incontrate di sabato mattina al mercato di Campagna amica a Viterbo. Agricoltori e allevatori - piccole realtà - il cui futuro oggi appare quanto mai incerto: “La situazione è molto grave perché così si rischia di chiudere veramente”, dice Angela Ferri, titolare dell’omonima azienda con allevamento a Monte Jugo (mozzarelle e formaggi con latte di vacca). “Io per il momento ho fatto la scelta di non aumentare i prezzi. Ma non so per quanto potrò resistere”.
I costi energetici sono altissimi sia per irrigare ma anche per allevare: “Abbiamo le mungitrici e poi gli impianti di ventilazione delle stalle, che hanno consumi elevati, ma sono indispensabili per il benessere degli animali, non puoi farne a meno, e altri macchinari”, spiega il presidente di Coldiretti, Mauro Pacifici. Non ci sono margini neanche sui mangimi: “Il prezzo del mais è arrivato alle stelle – incalza Ferri -. Cerchiamo di produrre qualcosa per conto nostro, ma poi devi dare l’acqua. In alternativa c’è il sorgo che ne vuole di meno, ma rende anche meno rispetto al mais. Più cerchi di risparmiare e meno risparmi: la coperta è sempre corta”.
Lavorano sacrificando il proprio ricavo anche all’azienda agricola Manca di Blera, allevamento di maiali allo stato brado alimentato a cereali, trasformazione e stagionatura in cantina. Tutto al naturale, senza conservanti. Dietro il bancone moglie e marito: Carla, che è la titolare, e il compagno Emiliano. “C’è stato un bell’aumento dei costi dei cereali: + 35% rispetto all’anno scorso, ma anche l’incremento sulla bolletta dell’energia elettrica si è fatto sentire per noi che lavoriamo le carni. La prima idea è stata quella di realizzare un impianto fotovoltaico, adesso ci stiamo confrontando con il nostro fornitore di energia per procedere. Siamo tenaci”.
Piove sul bagnato all’azienda ortofrutticola Piammiano, Bomarzo. “Oltre a tutti i rincari, siamo assediati dalla fauna selvatica. Abbiamo messo la rete contro i cinghiali, ma adesso sono arrivati i daini, che stanno distruggendo tutto il frutteto. Troviamo intere piante divelte e filari di alberi con i rami rotti. Siamo molto demoralizzati”, afferma Luca Belvisi.
Cerca di barcamenarsi Giulia Maggini, produttrice bio viterbese (ortaggi, erbe aromatiche, erbe spontanee, piccoli frutti). “Purtroppo il margine di guadagno si è ridotto tantissimo, quello che cerchiamo di fare è galleggiare. Le spese sono aumentate notevolmente, solo per i concimi 200 euro in più al mese. Ma c’è il problema di aumentare troppo prezzo di vendita, la gente si trova in crisi, non puoi più di tanto". E poi il gasolio: "Se prima 20 euro bastavano per le consegne di 3-4 giorni, adesso sono sufficienti solo per due”.
Invita tutti a fare vista al mercato di Campagna amica il presidente di Coldiretti Mauro Pacifici: “Questo mercato oltre a dare una economia a queste piccole aziende che rischiavano di essere spazzate via dalla globalizzazione e a promuovere il made in Italy, ci permette oggi di avere un dialogo diretto con il consumatore e a fargli capire che nel caso in cui, ad esempio, su un litro di latte ci fosse un aumento non è uno scandalo, ma una necessità”.

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