La quarta meraviglia di Fede La Divina

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Ciò che valeva la prima volta, e la seconda, e la terza, e la quarta, e la quinta, e la sesta, e la settima volta, vale anche nell’ottava: non c’è niente di non detto, di non scritto, di non pensato in tutte queste volte mondiali che Federica Pellegrini è salita sul podio del nuoto nei suoi 200 metri, la gara preferita, il paradiso suo e di chi ama il nuoto, o lo sport, o semplicemente l’Italia. E le ragazze italiane che sanno accendere ogni passione. E l’ottava volta, quella di oggi in una città della Corea del Sud che ha poco di bello, è stata la quarta d’oro. Lo aveva vinto a Roma, nella piscina più bella del mondo, a Shanghai, la New York d’Oriente, a Budapest dove il nuoto è una religione quasi più importante della corona del re, Santo Stefano. Aveva detto, in quel di Budapest, «mai più». Mai più la gloriosa fatica dei 200. Fortunatamente mentiva. Forse lo pensava davvero, ma poi cammin facendo e acqua nuotando ci ha ripensato. O forse l’ha sempre pensato. E dopo un anno sprint, gare di velocità e vita nuova, da diva in tv e da tutto quello che poteva sognare, vita nuova anche sentimentale («Sono felice, completamente felice» dichiara ma non fa nomi e neppure cognomi, pure se gli esegeti degli sguardi pensano al suo allenatore Matteo Giunta) ecc che a gennaio parla con Matteo. Si torna ai 200. «Perché quello che lei vuole, lei si prende» dice l’allenatore.