Sesso, bugie e misteri di due donne in fuga: ecco "Tutte le mie notti"

EMBED
di Gloria Satta
Una cittadina di mare in inverno, una strada deserta, due donne nella notte. Una, poco più che adolescente, corre a perdifiato con l'abito da sera, il trucco sfatto e un'espressione di terrore stampata sul volto. L'altra, un'elegante signora che sta passando in macchina, la raccoglie e la porta con sé in una grande villa deserta. Tra le due, nel corso di una interminabile notte, si accende un confronto scandito da bugie, segreti, rivelazioni che l'improvvisa apparizione di un uomo contribuirà a chiarire, almeno in parte. La giovane è una baby-prostituta in fuga da una serata finita nel peggiore dei modi. La donna più matura è un'avvocata apparentemente severa che ha tuttavia molte cose da nascondere. E il loro incontro non è affatto casuale.

TENSIONE
Con queste premesse, e una crescente tensione non solo psicologica che tiene lo spettatore con il fiato sospeso senza dover ricorrere a colpi di scena estremi, il regista Manfredi Lucibello, fiorentino, 34 anni, esordisce nella regia firmando il noir Tutte le mie notti. Prodotto dai Manetti Bros e interpretato da Barbora Bobulova e Benedetta Porcaroli (Alessio Boni è l'unica presenza maschile), il film uscirà il 28 marzo portando una ventata di novità nel cinema italiano delle mille commedie, non sempre memorabili. «All'inizio avevo pensato ad una storia centrata sulla figura dell'uomo, un imprenditore messo in ginocchio dalla crisi», racconta Lucibello, già autore di documentari e cortometraggi, «ma poi, man mano che la sceneggiatura progrediva, mi sono reso conto che i ruoli femminili prendevamo il sopravvento. Perdevano le maschere che avevo immaginato per loro per rivelarsi molto più simili di quello che potesse apparire a un primo sguardo. In fondo, le due donne sono accomunate dalle stesse paure. E sarà proprio la loro strana, insperata amicizia a farle uscire dall'incubo che stanno vivendo». Protagoniste assolute in un cinema ancora inguaribilmente maschilista, le due attrici appaiono molto motivate. «Non capita spesso di trovare un film tutto al femminile», spiega Bobulova, 44 anni, origine slovacca e una bella carriera costruita tutta in Italia, «ma i giovani autori, parlo dei registi e degli sceneggiatori, stanno finalmente cambiando il cinema. Forse perché sono più sinceri e diretti, non hanno filtri né paranoie e tantomeno condizionamenti. Ho molta fiducia e proprio dai nuovi talenti mi aspetto la proposta di interpretare un Jeeg Robot donna: è il mio grande sogno».

GIOVANE E BELLA
Porcaroli, 20 anni, lanciata dalla fiction di Rai1 Tutto può succedere, aveva già interpretato una squillo minorenne nella serie Netflix Baby, diretta da Andrea De Sica. «Ma il film di Lucibello è venuto prima», spiega l'attrice, «e ho accettato di interpretarlo perché mi piaceva la complessità del mio personaggio: mi ha fatto pensare alla protagonista di Giovane e bella, il film di François Ozon su una studentessa di buona famiglia che si prostituisce. Le due giovanissime prostitute, sebbene facciano le stesse cose, appartengono a un contesto diverso. Ma esprimono entrambe la fragilità dell'età acerba in cui vai incontro alla vita senza sapere esattamente chi sei e cosa vuoi. E certe abitudini che cominciano come un gioco possono diventare più grandi di te e trascinarti verso il fondo».

MOBILITAZIONE
Barbora, madre di due ragazzine di 12 e 10 anni, dice di avvertire il pericolo, oggi amplificato da internet che permette incontri e ospita trappole. «L'unico modo che ho per proteggere le mie figlie è il dialogo. Parliamo tanto, loro mi dicono tutto e io le metto in guardia contro i rischi. Da quando sono piccole le ho messe in guardia: se incontrate un ragazzo violento, ho detto loro, al primo segnale fuggite e poi denunciatelo». Le denunce degli abusi, il movimento #Me Too e la recente mobilitazione delle donne hanno portato più sicurezza sui luoghi di lavoro? «Sicuramente oggi siamo più tutelate e più consapevoli, ma non generalizzerei. Certe cose non cambieranno facilmente, è un tema delicato», risponde Benedetta. Barbora spera che lo tsunami scatenato alla fine del 2017 dal caso Weinstein «serva a scoraggiare gli uomini dal molestare le donne: si tratta sempre di un abuso di potere. E nello stesso tempo, mi auguro che le donne acquisiscano più coraggio e sicurezza. Ma per restare nel cinema, certi principi non ammettono deroghe: i provini si fanno negli spazi professionali, mai nelle stanze d'hotel».