Elizabeth Olsen e Paul Bettany: «Non solo comedy anni ’50»

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Un “miracolo” dell’evoluzione sintetica da laboratorio, una minaccia che poteva entrare nella mente delle persone e controllarle, prima di diventare una Vendicatrice degli Avengers, il gruppo di supereroi a difesa della Terra nati dall’inchiostro della Marvel Comics e trasposti cinematograficamente nel Marvel Cinematic Universe. Era questa Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen), la Strega Scarlatta dai devastanti poteri che in Wandavision (prima serie targata Marvel Studios a approdare sulla piattaforma di streaming Disney+) le si ritorcono contro.

Cosa succede se quel potere così forte diventa incontrollabile e viene usato contro sé stessi, e gli altri, quando non si è in grado di accettare né il dolore né la perdita? Non lasciatevi ingannare da quella superficie patinata della comedy anni ’50, o ’70, un mondo ideale dove tutto è perfetto, tanto da far rabbrividire più dei Rabbits di David Lynch. Wandavision non è solo commedia brillante e sarcasmo pungente, che trova i suoi riferimenti più alti negli show americani in bianco e nero, per la prima volta viene approfondito il sentimento della perdita, e le conseguenze che questi eventi hanno sulla nostra salute mentale. Il sacrificio dell’amore della vita di Wanda, Visione (Paul Bettany), sul campo di battaglia in Avengers: Infinity War l’ha portata a chiudersi sempre più in sé stessa, tanto da creare un mondo in cui basta spingere il tasto rewind per correggere ciò che non le piace.

Una proiezione mentale che la separa dal dolore, e che costituisce il mondo che vediamo nella serie televisiva. Per Paul Bettany questo aspetto è il cuore della serie stessa, come ci ha raccontato durante le video interviste realizzate durante il junket mondiale dello show: «Il dolore e la perdita sono qualcosa di estremamente personali, ma in realtà è qualcosa che vivono tutti. Abbiamo tutti diverse reazioni e alcune possono essere molto estreme. Normalizzare questo, e renderlo accettabile, ammettendo di vivere un grande dolore, e di poter avere un disturbo mentale proprio in conseguenza di quella perdita, è davvero importante, ed è il cuore di Wandavision». Anche per Elizabeth Olsen è centrale questo aspetto della serie, perché: «C’è sempre un obiettivo a livello umano nei prodotti del Marvel Cinematic Universe, a prescindere poi di come si decori il tutto con l'intrattenimento, le risate e l’azione. Il dolore viene però raccontato come se fosse un romanzo di formazione, perché Wanda lavora su quella donna che è sempre voluta diventare». Si unisce al coro unanime anche Teyonah Parris, che interpreta un personaggio che è la vera chicca regalata ai fan, Monica Rambeau: «Esplorare la complessità di quello che il dolore, la perdita e l'amore significano, e di come convivono fra loro in uno show Marvel, che rende omaggio alle Comedy televisive degli anni '50, '70 e '80, è il motivo che mi ha fatto dire sì a tutto questo». Dopo una lunga assenza per un prodotto MCU targato Disney (dall’aprile 2019 con l’uscita al cinema di Avengers: Endgame, il film con l’incasso al botteghino più alto della storia) Wandavision arriva in esclusiva con 9 episodi su Disney+, in uscita ogni settimana, dal 15 gennaio. (Servizio a cura di Eva Carducci)