Alfredino - Una storia italiana, Anna Foglietta: «Un film politico e civile per elaborare un lutto collettivo»

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Prodotta da Sky e da Marco Belardi per Lotus Production – società di Leone Film Group-, Alfredino - Una storia italiana, arriva in prima TV in due appuntamenti il 21 e 28 giugno su Sky Cinema, e in streaming su NOW, e racconta la storia del piccolo Alfredo Rampi, caduto in un pozzo artesiano nel giugno 1981. Nel ruolo di Franca Rampi Anna Foglietta: «Alcune persone mi hanno scritto sui social, dicendo come vi siete permessi di fare un film sulla storia di Alfredino, di spettacolarizzare un dolore che tutti quanti conosciamo. Spero che voi giornalisti facciate bene il vostro dovere nel rendere in realtà quello che è l'obiettivo, e la funzione civile, di questo film. Noi abbiamo deciso di farlo innanzitutto perché la famiglia ha voluto che venisse fatto. Il Centro Alfredo Rampi per la Protezione civile è stato il nostro consulente, e ci ha aiutato nella stesura della sceneggiatura e poi è stato presente anche sul set, aiutandoci a capire al meglio quello che era accaduto. L’intento era aiutare gli italiani a comprendere quell’evento tragico che ha portato a un evento straordinario, come appunto la creazione della Protezione Civile. Questo non tutti lo sanno, e non tutti lo vogliono vedere. Il problema è proprio questo. La maggior parte delle persone che dicono “come vi siete permessi” sono le stesse che vedono, e hanno voluto vederci, il morboso in questa storia. Siamo portatori sani d’ un’etica e di un gusto che non potremmo mai permetterci di tradire, soprattutto nell’affrontare una storia delicata come questa. Questo è un film politico, un film civile, nel quale noi speriamo di dare dignità e restituire definitivamente dignità alla storia, aiutando gli italiani tutti a elaborare questo lutto collettivo».

 

 

La morbosità nello sguardo non è tipica solo dei social, e del nostro tempo: «Siamo italiani e siamo iper empatici, e spesso entriamo prepotentemente nelle vite degli altri. Delle volte è una salvezza, altre un dramma. Christian Eriksen, il giocatore della Danimarca, durante una partita degli Europei di calcio, è mezzo morto in campo, e il capitano della sua squadra ha messo tutti i suoi compagni di squadra a proteggere quello che era un dolore solo loro. In Italia non sarebbe accaduto, non perché siamo persone cattive, ma perché non abbiamo questa forma di rispetto per il dolore degli altri. La Signora Rampi soffriva a modo suo, e ci siamo permessi di dire come doveva soffrire, come doveva vestirsi, se doveva lavarsi, se poteva dormire e se doveva mangiare. 
Lei non se ne rendeva conto, perché era dentro un viaggio che nessuno può comprendere, nemmeno io l'ho compreso, l'ho forse solo sfiorato, ma tutti quanti ci siamo permessi di dire quello che dovevano fare. Questo lo facciamo continuamente, siamo tuttologi, lo sappiamo benissimo. La morbosità c’è stata da parte di tutti, con l’attenuante dovuta ai tempi, in cui c’era questa Italia sicuramente più ingenua, più semplice.  Ma la morbosità del web noi ce l'abbiamo proprio dentro. Per questo ho amato molto la figura della signora Rampi perché è stata fino in fondo fedele a se stessa, e perché fino in fondo ha portato avanti un esempio di donna modernissima».

 

 

(Servizio a cura di Eva Carducci)