Papa Francesco a Tirana: Albania è esempio di pacifica convivenza tra le religioni

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Quarto viaggio internazionale per Papa Francesco che è arrivato oggi in Albania a Tirana. Dopo l'accoglienza in aeroporto da parte del primo ministro albanese Edi Rama il Pontefice l'incontro ha incontrato le autorità del Paese al Palazzo presidenziale, prima fra tutte il presidente albanese Bujar Nishani. Per papa Francesco si tratta del primo viaggio in Europa e la scelta dell'Albania come meta è mirata a evidenziare il percorso che il Paese ha fatto, passando da Stato comunista in cui la religione era vietata a modello di coesistenza fra cristiani e musulmani in un mondo in cui invece sono in corso violenti conflitti in nome di Dio. La visita in Albania durerà 11 ore e sono state adottate rigide misure di sicurezza visto che sono state rilevate minacce da parte di militanti islamici. Il Vaticano ha insistito nel sottolineare che non sono state adottate misure speciali, mentre il ministero dell'Interno albanese ha promesso protezione massima. Strade gremite a Tirana per l’arrivo del Papa che celebra la messa in piazza Madre Teresa. "Sono molto lieto di essere qui con voi, nella nobile terra di Albania, terra di eroi, che hanno sacrificato la vita per l'indipendenza del Paese, e terra di martiri, che hanno testimoniato la loro fede nei tempi difficili della persecuzione", ha detto il Santo Padre. L’Albania è un Paese a maggioranza musulmana, dove la presenza dei cattolici è del 15%. "Mi rallegro in modo particolare per una felice caratteristica dell'Albania, che va preservata con ogni cura e attenzione:- ha affermato Papa Francesco, che ha precisato di riferirsi alla pacifica convivenza e alla collaborazione tra appartenenti a diverse religioni". "Il clima di rispetto e fiducia reciproca - ha aggiunto Bergoglio - tra cattolici, ortodossi e musulmani è un bene prezioso per il Paese e acquista un rilievo speciale in questo nostro tempo nel quale, da parte di gruppi estremisti, viene travisato l'autentico senso religioso e vengono distorte e strumentalizzate le differenze tra le diverse confessioni, facendone un pericoloso fattore di scontro e di violenza, anziché occasione di dialogo aperto e rispettoso e di riflessione comune su ciò che significa credere in Dio e seguire la sua legge".