Aids, Suligoi (Iss): «Non si esclude un ritorno improvviso della circolazione del virus Hiv»

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«L'Hiv è un problema sempre presente, è un virus che prende talmente tante strade che non bisogna escludere che da un momento all'altro ci possa essere una nuova insorgenza in qualche sottogruppo di popolazione a maggior rischio». Così Barbara Suligoi, Responsabile del Centro Operativo AIDS dell'Istituto Superiore di Sanità, a "L'Hiv 40 anni dopo", evento di presentazione del progetto "Apri" realizzato da SDA Bocconi a Roma.

«Le esposizioni possono essere a via sessuale, - continua Suligoi - ma come sappiamo, anche attraverso lo scambio di siringhe, e modalità nuove di contatto e di mix fra partner, di nuove sostanze che vengono immesse nel mercato, che richiedono per esempio un numero elevato di iniezioni, possono favorire un ritorno e una nuova circolazione di un virus che riteniamo apparentemente sorpassato ma che fa mediamente in italia circa 2 mila/ 3 mila nuove diagnosi».

Aids, il punto 40 anni dopo

A livello regionale la lotta all'Hiv/Aids procede a macchia di leopardo. A due anni dall'entrata in vigore del Piano nazionale di interventi contro Hiv e Aids 2017-2019, nel 2019, solo la metà delle Regioni lo aveva recepito con Delibere regionali, solonel 38% dei casi era stata nominata la Commissione regionale AIDS e si incontrava, solo il 37% delle Regioni aveva realizzato campagne di comunicazione per le popolazioni target e solo il 28% delle Regioni aveva definito un Pdta dell’Hiv.

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Una partenza lenta che, nonostante una ripresa nel 2019, in particolare sul fronte della nomina delle Commissioni regionali, fa trasparire ancora oggi diverse velocità e priorità regionali. È quanto emerge dai risultati del progetto di ricerca APRI – Aids Plan Regional Implementation svolto da SDA Bocconi School of Management con il contributo di Gilead Sciences presentato oggi nel corso dell’evento L’Hiv 40 anni dopo.

Rilanciare la lotta alla pandemia dimenticata. Le lentezze a livello organizzativo e di implementazione del PNAIDS contribuiscono ad aggravare uno scenario di per sé critico, in cui la pandemia da HIV sembra essere stata dimenticata, all’ombra dell’epidemia da Covid-19 che ha causato un calo di oltre il 50% dei test HIV effettuati e ritardi nell’accesso ai servizi sanitari per visite e consulti.

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