Palazzo Barberini, Cleopatra e il Cardinale tornano a casa: svelate le nuove acquisizioni

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Servizio di: Laura Larcan, Video di: Francesco Toiati

Agonizzante, nell'attimo fatale in cui l'aspide si insinua sul seno e la trafigge col suo veleno. Ma allo stesso tempo, languida nella posa sensuale che offre allo sguardo dello spettatore tutta la nudità del proprio corpo: un candore marmoreo incorniciato dalle pieghe del drappo rosso. Eccola la "Morte di Cleopatra", quadro seicentesco di Giovanni Lanfranco che entra a far parte della collezione di Palazzo Barberini a Roma grazie all'acquisizione da parte dello Stato. Un'opera che richiama l'intreccio di relazioni tra il pittore, il compositore di corte Marco Marazzoli (che è stato il committente), e la famiglia Barberini.

Non a caso Marazzoli, musicista al servizio del cardinale Antonio Barberini, esprimerà la propria amicizia e gratitudine verso la famiglia papale donando quest'opera, insieme ad altre due tele realizzate da sempre da Lanfranco. La Cleopatra pertanto viene esposta accanto alla "Venere che suona l'arpa" dello stesso autore. A presentare le nuove opere è stata la direttrice delle Gallerie d'arte antica, Flaminia Gennari Santori. Tanti gli aneddoti biografici che ruotano attorno a queste opere. L'arpa dipinta è la stessa commissionata dal cardinale Antonio per Marazzoli e oggi esposta al Museo degli strumenti musicali. E val la pena soffermarsi ad osservare le due donne ritratte Cleopatra e Venere: è la stessa modella. Non solo la Cleopatra di Lanfranco. Nel segno dei Barberini, il museo si arricchisce di un'altra illustre acquisizione: il Ritratto giovanissimo del Cardinale Antonio Barberini, un quadro di Simone Cantarini detto il Pesarese. E per il dipinto si tratta di un ritorno a Palazzo dopo secoli. Esposto ora nella sala di famiglia accanto agli altri ritratti dei Barberini. Compreso lo zio illustre, Papa Urbano VIII.