Ostia, non si ferma l'attacco della cocciniglia tartaruga ai pini domestici

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Non si ferma l'attacco della cocciniglia tartaruga ai pini domestici di Ostia Oltre alla Pineta di Castel Fusano ora infesta anche le piante ad Acque Rosse. Il parassita da oltre un anno ha già aggredito decine e decine di alberi nella riserva naturale e negli ultimi mesi la «situazione si è evoluta dice Franco Pirone, architetto paesaggista l'attacco della Toumeyella Parvicornis (nome scientifico della cocciniglia tartaruga, ndr) è arrivato a colpire la parte di Ostia Antica e ha raggiunto anche l'altro lato, oltre Procoio, nella parte che ospita il Capitol. Orami quegli alberi malati, che vediamo con la chioma completamente ingrigita, sono irrecuperabili. Nei mesi scorsi sulla Cristoforo Colombo sono stati abbattuti diversi pini malati aggiunge peccato però che il taglio sia avvenuto nel momento sbagliato, quando la cocciniglia è nella fase di risveglio. Un intervento che ha amplificato il problema e che, invece, andava fatto in inverno. La legna, inoltre, doveva essere rimossa immediatamente». Qualcosa però si può ancora provare a fare. Il lavaggio della chioma e trattamenti endoterapici, iniettando nel fusto sostanze che provochino la morte dell'insetto. «Si tratta di una soluzione che richiede molto tempo aggiunge l'architetto paesaggista e che dovrebbe essere estesa a quasi tutta la pineta, almeno nelle aree dove sono rimasti i pini domestici più visibili e in quelle zone dove l'estensione è limitata. Ad esempio alle Acque Rosse. Prima però le piante devono essere visitate per capire a che livello è arrivata l'infestazione e quali interventi adottare». IL CONTROLLO Quattro sono gli stadi delle piante. Il primo in cui l'albero gode di ottima salute, il secondo in cui la malattia è ancora all'inizio e può essere debellata con pochi interventi, il terzo che esige un piano urgente e l'ultimo in cui l'albero è irrecuperabile e deve essere tagliato. Una volta appurato lo stadio dell'aggressione da cocciniglia tartaruga allora si può procedere con le cure. È quello che sta succedendo in tutta la pineta delle Acque Rosse, circa quattro ettari di bosco. Qui alle piante è stata applicata una sorta di flebo, un sacchetto pieno di medicinale che viene iniettato direttamente nel tronco attraverso un grosso ago. In poche ore il pino assorbe le sostanze, poi gli esperti staccano la flebo e nel giro di qualche settimana potranno verificare se l'albero è guarito, oppure se il trattamento non ha fatto effetto. Secondo l'architetto paesaggista la pineta sta scomparendo, sia perché il pino domestico non è la pianta autoctona della riserva, sia perché tutto il sottobosco è fatto di lecci, «la specie ideale per questa zona conclude Pirone oltre alla macchia mediterranea. Il pino venne piantato qui dalle famiglie aristocratiche nel 1700 per estrarre e vendere i pinoli, e fino a inizio 900 è stato ripiantato e manutenuto. Poi è stato abbandonato». Moira Di Mario Video Mino Ippoliti