Al Quirinale arrivano i repubblicani, artisti e designer italiani del '900

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di Laura Larcan - video Paolo Caprioli/Ag.Toiati

Al Quirinale arrivano i repubblicani: dal 2 giugno, non a caso in coincidenza con la Festa della Repubblica, occasione di apertura del Quirinale ai cittadini, la stratificazione di opere presente nel palazzo si arricchisce di un vasto contributo contemporaneo, totalmente Made in Italy: 36 opere d'arte e 32 oggetti di design, inseriti in sale, cortili e giardini, fino ai due studi del presidente della Repubblica. Opere e oggetti che in parte saranno visibili all'interno dei normali percorsi di visita del palazzo.

Fra i 36 artisti rappresentati dal progetto, sotto il titolo ' Quirinale contemporaneò, vi sono Burri, De Chirico, Fontana, Guttuso, Marini, Manzù, Messina, Pomodoro, Rivalta; fra i designer Albini, Aulenti, Castiglioni, Magistretti, Mollino, Novembre, Ponti, Rossi, Zanuso. «È un progetto che il Presidente Mattarella ha fortemente voluto», ha sottolineato Giovanni Grasso, Consigliere per la stampa e la comunicazione e Direttore dell'Ufficio Stampa della presidenza della Repubblica, un progetto realizzato grazie «agli artisti, alle loro Fondazioni, ai loro eredi, che ci hanno dato le opere in comodato d'uso temporaneo a titolo gratuito, consentendoci di affrontare solo le spese di allestimento e di assicurazione». Per realizzare "Quirinale contemporaneo" «nessun museo è stato 'depredatò, le opere concesse appartengono appunto agli artisti o agli eredi o alle Fondazioni a loro intitolate e pur essendo opere rappresentative non erano esposte al pubblico», tiene a sottolineare Grasso.

Analogamente gli oggetti di design, tutti pensati da designer italiani e realizzati da imprese italiane, sono stati donati dalle aziende che li producono. Arte e design contemporanei diventano così parte integrante della rappresentazione simbolica dell'Italia, delle sue peculiarità e delle sue eccellenze, che il palazzo della Presidenza della Repubblica offre i suoi ospiti stranieri e ai normali visitatori. Questi ultimi «sono in media cinquecento ogni giorno», ricorda Ugo Zampetti, segretario generale della presidenza della Repubblica, che sottolinea come ' Quirinale contemporaneò sia un «work in progress», destinato a mutare e crescere, mentre «non è una mostra nè un'esposizione» ma «la vita del palazzo che si apre all'arte contemporanea». Non è neanche «un museo-mausoleo», dice a sua volta la curatrice, l'architetto Renata Cristina Mazzantini, e in questo senso va, ad esempio, la scelta di proporre solo oggetti di design ancora in produzione. Altro 'palettò quello della datazione delle opere che sono state scelte per «rappresentare quello che il nostro Paese è stato, ha fatto negli ultimi 70 anni, gli anni della Repubblica», sottolinea Mazzantini. Grande esclusa dai ranghi degii oggetti cult una protagonista indiscussa del designer italiano, la plastica. «È stata una scelta, è stata sulla cresta dell'onda negli anni '60 e '70, poi la sensibilità è cambiata», afferma Mazzantini. Le opere più iconiche e più note, alternando arte e design, 'infiltratè dalla curatrice fra marmi ed arazzi del Quirinale - si è scelto di non creare allestimenti ad hoc ma anche di non ricercare gratuiti contrasti - sono forse la maxi fusione in bronzo Disco in forma di rosa del deserto (1993-1994) di Arnaldo Pomodoro; la lampada Arco (1962) di Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Flos; l'acrilico e tagli su tela argento di 'Concetto Spaziale, Venice Moon' (1961) di Lucio Fontana; il Trumeau Architettura (1951) di Piero Fornasetti e Gio Ponti per Fornasetti; il Grande Cardinale seduto (1983) in legno di cimolo dorato di Giacomo Manzù; la poltrona Proust (1978) di Alessandro Mendini per Cappellini; il Giovane atleta (bozzetto 1934 - scultura 1992) in granito verde di Francesco Messina. O forse a diventare iconico, grazie a 'presenzè che per la prima volta creano un netto ma garbato contrasto, è quello che circonda quadri, sculture, fusioni, oggetti d'uso: il Quirinale stesso.