Dal Tevere del murales di William Kentridge, un omaggio alla Roma che spera

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550 metri di “Triumphs and Laments, Trionfi e Lamenti”, un fregio sul muraglione destro del Tevere tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto che dal 2016 ripercorre luci e ombre della storia di Roma: l’opera monumentale dell’artista William Kentridge si sta lentamente cancellando, complice l’usura del tempo, ma il suo significato, il suo profondo legame con la città non vuole essere dimenticato. Soprattutto ora. Così il regista Massimiliano Finazzer Flory, insieme alla onlus Tevereterno, ha voluto omaggiare la capitale in questi giorni così difficili per l’intero Paese: «Il murales di Kentridge sul Tevere è senza spettatori. Sono rimaste solo le figure mitiche in attesa che tutto finisca. Il fiume scorre da solo», spiega Finazzer Flory, che prosegue: «Mi sono chiesto se non era il caso di dare voce al Tevere affinché non restasse solo. Forse il Tevere sa come possiamo salvarci». Da qui è nato un video che unisce l’arte del fregio al poter salvifico del fiume: «Ne è uscito un messaggio greco che sarà uno slogan quando torneremo lungo il Tevere: tutto scorre, tutto passa. Avremo bisogno di ricordare, ma - come dice Borges - anche di dimenticare. Tutto scorre, tutto passa: il bene, ma anche Il male», sostiene ancora il regista e drammaturgo, certo che il Tevere sia la metafora giusta per questi momenti incerti: «Il bene tornerà: il fiume lo sa. Più un fiume ha storia e più ne ha passate: questo video mostra cosa pensa il Tevere, ci ricorda che dopo i lamenti torneranno i trionfi».

di Caterina Carpanè